Diciassette anni nel nulla, nuovo appello per Manuela Teverini

Rimini

CESENA. Diciassette anni fa spariva nel nulla Manuela Teverini, 35 anni. Nella sua casa di via Capannaguzzo rimasero gli effetti personali, anche quelli che utilizzava con cadenza quotidiana. Ma rimase anche la figlia, allora piccolissima, Lisa Alessandri: colei che poi, cresciuta con gli zii, recentemente ha chiesto ed ottenuto la dichiarazione di morte presunta della madre; colei che, con i suoi appelli lanciati anche tramite la trasmissione tv “Chi l’ha Visto”, ha contribuito a far riaprire le indagini sula scomparsa (e sulla morte) della madre: per la quale ora è di nuovo indagato come avvenuto in passato, il marito di Manuela e padre della ragazza: Costante Alessandri.

Il 17° anno dalla scomparsa non è come tutti gli altri. Lisa ed i parenti di Manuela Teverini attendono infatti con ansia l’esito delle ultime ispezioni effettuate dalla Squadra Mobile di Forlì nella zona della casa dove ancora vive il marito indagato per omicidio ed occultamento di cadavere. Gli scavi (coordinati dal pm Filippo Santangelo che anche in passato aveva indagato sul caso richiedendo anche la carcerazione di Costante Alessandri) hanno permesso di ritrovare nelle pertinenze di un boschetto dei frammenti di ossa e dei lembi di vestiario. I primi è già stato chiarito che non possono essere di Manuela Teverini. Sui brandelli di abbigliamento invece manca ancora qualche giorno prima del completamento dei rilievi scientifici. Che i parenti di Manuela sperano possano essere decisivi per riaccendere la fiammella delle investigazioni su che fine possa aver fatto la parente scomparsa.

«Dopo 17 anni finalmente si è aperto uno spiraglio di luce - hanno scritto ieri in una missiva - Da tanto tempo speravamo accadesse qualcosa, il silenzio di tutti questi anni ci stava distruggendo. Ora confidiamo tantissimo nei nuovi spunti investigativi, attendiamo con tanta speranza gli esiti degli esami del Dna sui frammenti di stoffa trovati negli scavi eseguiti nei dintorni di quella casa disabitata, dove tra l’altro Manuela andava con sua figlia ancora piccola nelle ore libere della giornata. Ora quella bimba si è fatta grande e lotta per avere delle risposte e una giustizia per sua mamma alla quale hanno tolto la vita solo perché voleva tutelare e dare un futuro a sua figlia. Manu non riusciamo ad immaginare il terrore che hai provato quando hai capito cosa ti stava succedendo e se hai visto il volto di chi si permetteva di toglierti la vita: questo pensiero ci toglie il respiro. Tu eri la più piccola, siamo cresciuti insieme e speravamo di invecchiare condividendo i momenti belli e quelli meno. Ci manca la tua risata contagiosa e l'amore per la vita che trasmettevi a tutti. La mamma per anni ha sofferto per la tua perdita, ma sopratutto per il modo in cui ti ha perso. Ricordiamo ancora che al rientro dal lavoro ci veniva incontro e ci faceva sempre la stessa domanda “c’è niente di nuovo?”. Il suo dolore negli anni progressivamente è diminuito perché la malattia e i medicinali le hanno offuscato la mente: nonostante questo vorremmo poterle dire un giorno “mamma l'hanno trovata”».

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