Pronto a votare no

Rimini

CESENA. Durante gli auguri natalizi ai dipendenti dell’Ausl di Cesena, circa 400 dei quali erano riuniti anche per l’inaugurazione della nuova cucina e mensa del Bufalini, il sindaco, anche sollecitato dai presenti, ha sostenuto le ragioni della nuova Ausl unica della Romagna, al via dal prossimo 1 gennaio.

«Si tratta di un grande progetto di politica sanitaria, conseguente ad una certezza che accomuna tutti noi: la nostra sanità d’eccellenza è prima di tutto un valore condiviso, la pietra miliare della nostra coesione sociale, non solo una struttura organizzativa efficiente. I professionisti, le donne e gli uomini che la formano e che hanno scelto la sanità pubblica, lo sanno bene, così come tutti i romagnoli. Ma bene lo sanno anche i tanti italiani che vengono a curarsi nei nostri ospedali».

Ha quindi aggiunto: «L’Ausl unica della Romagna non è quindi una risposta di carattere organizzativo ma di tipo politico: è il nostro modo per provare a garantire che la rete ospedaliera, sanitaria, socio-sanitaria, reggerà - con un processo virtuoso di riorganizzazione e di evidenziazione delle nostre tante eccellenze - ai tagli che, inevitabilmente colpiranno anche noi». Poi ha calato il carico da undici: «Diciamo la verità: Cesena e la sua Conferenza Territoriale, sono state tra le protagoniste di questo processo. Noi non abbiamo mai avuto i tentennamenti di altri territori, non abbiamo mai imposto “stop and go”, abbiamo discusso molto, approfondito, ma sempre con una grande coesione. Ma qui hanno partecipato da protagonisti al confronto anche i sindacati dei lavoratori, i partiti e le associazioni di cittadini, organizzando decine di riunioni e di iniziative nelle quali abbiamo, assieme, soppesato il progetto, valutandone i rischi ma anche i vantaggi. Cesena entra quindi nell’Ausl unica a testa alta e con una certezza: questa sfida potrà mettere in discussione alcune sicurezze, potrà ingenerare anche paure inevitabili, ma potrà partire con il piede giusto, per essere vinta, solo se saremo certi che la selezione dei dirigenti e dei dipendenti, ad ogni livello, sarà fatta sulla base di criteri di merito e non a seguito di valutazioni di vicinanza territoriale, amicale, politica».

Meritocrazia, dunque, e non spartizione. Lui non ha usato questi termini, ma li ha fatti capire. «Per questo - ha aggiunto - ho vissuto con molto fastidio, poiché non credo che possa andare a finire così, il chiacchiericcio giornalistico che in queste settimane più volte ci ha proposto scenari (per il direttore generale, per quello sanitario ed amministrativo), costruiti sulla base di supposti equilibri. Sia chiaro: il direttore generale che la Regione dovrà proporci, dovrà essere semplicemente il più bravo tra quelli che il nostro sistema sa metterci a disposizione. E, in assoluta autonomia, dovrà scegliere i suoi principali collaboratori. In autonomia, quindi, e senza pensare a chissà quali equilibri, perché tutti i protagonisti della nuova Ausl dovranno essere i più bravi tra quelli disponibili e non semplicemente, il minimo comune denominatore tra territori e persone. Se così fosse, purtroppo, ad emergere sarebbe la politica più vecchia, quella che i cittadini ormai da anni ci stanno chiedendo di cambiare. Ed io, personalmente, non accetterei mai una serie di scelte determinate da una politica non all’altezza del cambiamento. E voterei, con coerenza, contro – da cittadino di questo territorio, prima che da sindaco -, stupendomi che una cosa del genere possa accadere proprio in Emilia-Romagna. La terra nella quale il bene prezioso di valori raccolto attorno alla nostra sanità, si è sempre difeso con scelte di altro tipo, utilizzando gli anticorpi della professionalità, del senso civico, della passione personale».

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