I profughi si presentano ai "compaesani"

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LONGIANO. Serata informativa, tra dati, pathos, applausi e qualche voce fuori dal coro. Venerdì sera alla sala comunale Pertini di Longiano incontro pubblico per la "Presentazione del progetto di accoglienza dei richiedenti asilo nel Comune di Longiano".

Dal 15 luglio sul territorio longianese alloggiano 9 richiedenti asilo, tutti fuggiti dalla guerra in Nigeria. Due profughi sono ospitati in un appartamento del convento del Santissimo Crocefisso e altri 7 sono alloggiati in una casa privata nei pressi del cimitero del capoluogo.

La sala era stracolma di persone. Ha introdotto la serata il sindaco Ermes Battistini, con alcuni interventi delle organizzazioni che stanno gestendo la presenza dei richiedenti asilo: Asp, Between e coop sociale "La Mongolfiera", oltre a dirigenti dell'Unione Rubicone e mare. E' stata l'occasione per i residenti di conoscere da vicino i profughi visti in giro per il borgo.

Toccanti le testimonianze dirette dei profughi: «Ho lasciato la Nigeria due anni fa – è uno dei vari racconti – il viaggio è stato lungo e difficile. Tutti pensano che il peggio siano i barconi nel Mediterraneo. Invece sono nulla in confronto ai viaggi nel deserto. Trasporti con furgoncini malandati, stracarichi con 30 persone una addosso all'altra. Se nei vari sobbalzi qualcuno cade nel viaggio viene abbandonato in mezzo alle dune. Si viaggia tra crimini orrendi e condizioni disumane. Poi l'approdo a Lampedusa e l'arrivo, via Bologna, a Longiano. Ringrazio i longianesi per la disponibilità, anche solo nel salutarci per strada».

Ogni racconto, fatto in italiano stentato, o in inglese tradotto dal volontario Alberto Pederzoli, ha raccolto applausi dalla platea.

Poi la presidente di Between, Arianna Angelini, ha mostrato un video con le attività finora svolte in zona.

Infine la parola è stata data al pubblico. Oltre agli apprezzamenti, però è emerso qualche dubbio.

«106.000 giovani italiani l'anno scorso hanno abbandonato l'Italia per trovare lavoro – ha detto il residente Sergio Succi – allora non sarebbe meglio aiutare i profughi a casa loro e trattenere i nostri giovani? Lo propongo al sindaco, perché si faccia portavoce presso il Governo».

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