Castiglia a processo per stalking e disturbi contro il "palazzo"

Rimini

CESENA. Adesso è ufficiale: Graziano Castiglia sarà processato. Al sessantenne che da ormai 15 anni sta portando avanti varie battaglie (dal pasticcio del Peep di Sant’Egidio all’inquinamento del torrente Cesuola), a suon di esposti e proteste pubbliche, è stato notificato il decreto di rinvio a giudizio. Lo ha emesso il gip Camillo Poillucci, che ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 25 ottobre. Sarà l’inizio di un percorso giudiziario attraverso cui si dovrà accertare se siano penalmente punibili le azioni di Castiglia nei confronti dei suoi 12 accusatori: sindaco, dirigenti comunali e funzionari del Comune.

Graziano Castiglia, che è nato in Sicilia e dopo avere vissuto a lungo a Cesena si è trasferito qualche mese fa a Petina, paesino del Salernitano, è imputato per due ipotesi di reato: atti persecutori, più noti come stalking (ai sensi dell’articolo 612 bis del Codice Penale), e molestia e disturbo alle persone (ex articolo 660 del Codice Penale). Gli viene anche contestata l’aggravante di avere commesso i fatti per i quali è imputato ai danni di persone incaricate di pubblico servizio.

Rispetto ai capi d’accusa per i quali si aprì l’indagine è sparito il reato di diffamazione, mentre si è aggiunto quello di molestia e disturbo. Fin dall’inizio - ed è l’aspetto che ha fatto più scalpore - è stato invece chiamato a rispondere del reato di stalking.

Un’accusa del genere, mossa da un’amministrazione pubblica nei confronti di un singolo cittadino, non ha precedenti. Anche per questo il processo è destinato a fare parecchio rumore, anche fuori dai confini cesenati. Così come stanno facendo parlare sui social network, in modo particolarmente acceso negli ultimi giorni, le querele che politici ed esponenti di quelli che qualcuno definisce i “poteri forti” stanno presentando, per lo più in seguito ad esternazioni “sopra le righe” fatte su Facebook: da quella di Luca Panzavolta e Maurizio Pelliconi, dirigenti Conad, per la questione “ Montefiore”, a quella annunciata da Bruno Piraccini, presidente della Fondazione Carisp, in entrambi i casi contro Davide Fabbri.

Il dibattito in città e sulla rete web si sta sviluppando tra chi lamenta una mancanza di democrazia e vede le querele come intimidazioni contro la libertà di pensiero a chi fa notare che sul web è in atto un imbarbarimento a cui va posto un argine, perché certi insulti ed insinuazioni diffamatorie non sarebbero mai permessi, ed anzi comporterebbero condanne e risarcimenti, nel “mondo reale”, a partire da eventuali pubblicazioni sui mass media cartacei.

Il caso di Castiglia è un po’ diverso, ma è comunque immerso in questo clima e c’è da scommettere che alimenterà anche questo genere di discussione.

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