Il monumento a Pantani ora è davvero suo

Rimini

CESENATICO. Il più grande scalatore di tutti i tempi era di Cesenatico: fierezza e compostezza ieri alla prima giornata delle celebrazioni dei 10 anni della morte di Marco Pantani.

«Tanto tempo è oramai passato dalla sua scomparsa, ma le immagini delle memorabili imprese di Pantani sono ancora là, ferme sul Mortirolo, a Oropa, sull’Alpe di Pampeago, sul Galibier, sul Mont Ventoux e sull’Alpe d’Huez - lo commemora il primo cittadino di Cesenatico Roberto Buda - Sono ancora vive nella memoria di tutti coloro che amano il ciclismo».

Pantani non poteva non rimanere nel cuore dei tifosi. «Anche di quelli che solo con lui si appassionarono di ciclismo», riprende a dire il sindaco che lo onora.

Lo fa davanti a quel monumento che tutti conoscono come di Pantani, ma che ufficialmente fino a ieri è stato dedicato al “ciclista ignoto” anche se ha innegabilmente le fattezze del Pirata. Ed è stato eretto su quel lungomare Carducci che nel Giro d’Italia del 1999 vide il Pirata correre tra la sua gente, con la maglia rosa quasi cucita addosso, salvo poi essergli strappata nella “famigerata” tappa di Madonna di Campiglio.

Il primo cittadino di Cesenatico nel suo memento ripesca dalla storia le immagini simbolo del ciclismo per consacrare Marco Pantani. «Era dai tempi di Fausto Coppi e Gino Bartali - gli tributa - che l’Italia non ha più avuto un corridore capace di entusiasmare le folle come Marco».

La madre Tonina Pantani ha parole di elogio per quella piccola folla che ancora una volta le si è stretta al fianco. Comunica gratitudine ai tifosi. Scandisce determinata: «Mi avete dato la forza per andare avanti a cercare la verità. Tra poco ci riusciremo». A fianco a lei c’è il padre di Pantani, Paolo. Il ricordo vola a quel ragazzo venuto dal mare, sulle erte del Tour e del Giro che si alzava leggero sui pedali per scattare in avanti con l’agilità di un cerbiatto e che “balzava” sui crinali delle montagne, lasciando attoniti gli avversari, incapaci di reagire al “fenomeno”. Mentre milioni di spettatori stavano a guardarlo assiepati lungo le strade e incollati alla Tv. «Impazzivano letteralmente di gioia - rinfocola quelle gesta il sindaco -. Come e per nessun altro campione dello sport che io rammenti».

A Marco Pantani, morto tragicamente il 14 febbraio di 10 anni fa, ieri è stata per davvero intitolata quella fusione in bronzo, che già “ricopia” in tutto e per tutto le fattezze dell’indomito e caparbio corridore, immortalato in uno dei suoi più grandi gesti atletici. Lo ritrasse così nel 2005 la scultrice bolognese Emanuela Pierantozzi e solo per un cavillo procedurale non lo si poté intitolare allora, poiché non erano ancora trascorsi dieci anni dalla morte e il prefetto del tempo non ritenne di accordare la deroga prevista per i “benemeriti della Patria”. Ora finalmente c’è anche una targa a scandire quanto tutti già sapevano: che quello era fin dapprincipio il monumento a Marco Pantani.

Tra i presenti, oltre al presidente della Provincia Massimo Bulbi, c’era l’ex sindaco Damiano Zoffoli (oggi consigliere regionale) che nel 2005 decise per quella statua in bronzo. «A distanza di anni sono più che mai felice di avere vinto il concorso per realizzare questo monumento», sottolinea la scultrice Pierantozzi.

Ieri e oggi Cesenatico dedica a Pantani due intere giornate, con una serie di iniziative per mantenerne viva la figura e le imprese, attraverso le immagini dei trionfi come pure dei momenti difficili che ha dovuto affrontare nel corso della sua carriera. Al Palazzo del Turismo in viale Roma poco dopo l’intitolazione del monumento si è proiettata la fiction “Il Pirata – Marco Pantani”, presente l’attore Rolando Ravello, che lo ha interpretato.

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