L'insegnante che scoprì il kiwi celebrato nella sua scuola

Rimini

CESENA. Colui che per primo in Italia credette dell’actinidia (kiwi) era romagnolo e insegnava all’Agraria di Cesena. E qui, all’Istituto tecnico agrario, sabato della scorsa settimana è stato ricordato il professor Gilberto Zuccherelli, geniale innovatore nel mondo agricolo, morto a soli 47 anni nel 1983. Insegnante all’Itas di Cesena dal 1967, negli anni ’70 svolse attività di ricerca presso il laboratorio per la moltiplicazione in vitro delle piante da frutto. Si era ancora ai primordi della micropropagazione, di cui Zuccherelli fu un vero artefice. Sempre negli anni ’70 studiò l’actinidia (kiwi), pianta ancora sconosciuta in Italia. Nel 1980 fondò, insieme al fratello Giuseppe, la ditta “Vitroplant” di Cesena.

Tanti si sono ritrovati presso l’Istituto agrario per ricordarlo. Fra questi Bruno Piraccini di Orogel, il professor Augusto Bucci, e numerosi amici e compagni di studi. A fare gli onori di casa il dirigente scolastico Camillo Giorgi. Alla figlia Stefania è stata consegnata la medaglia d’argento del centenario della scuola in memoria del babbo.

Il professor Bucci, già collega di Zuccherelli, ha portato un proprio ricordo: «Nei primi anni ’70 Gilberto mi avvicinò e mi chiese se conoscevo la pianta denominata actinidia. Per puro caso possedevo un volume che ne parlava, ma in realtà non la conoscevo molto. Zuccherelli me ne parlò con entusiasmo, mentre io ero scettico perché non credevo in una sua possibile affermazione in una zona dove il pesco la faceva da padrone». Il professore ha continuato raccontando che «dopo qualche tempo, trovandoci a pranzo fra colleghi, Zuccherelli mostrò alcuni kiwi e li fece assaggiare ai presenti. I pareri furono discordanti: chi ne fu entusiasta, chi indifferente, chi lo giudicò in maniera negativa. Io soprattutto ammirai lo zelo e l’entusiasmo di Gilberto».

Erano anni in cui il kiwi era ancora considerata una pianta “marziana” e solo una mente innovativa poteva vederci un business, come poi è avvenuto.

«Considerato il successo che ha avuto poi questa coltura - ha continuato Bucci - è doveroso riconoscere che soprattutto a lui si deve l’introduzione e il successo del kiwi, diventata una coltura che ha portato reddito a tante aziende. E’ stato un exploit al limite del credibile, specie se si pensa a quanti insuccessi si sono inanellati con l’introduzione di altri frutti-novità negli anni a seguire».

Poi fondò la “Vitroplant”, una realtà oggi da 15 milioni di piante all’anno, di cui il 70 per cento destinato all’estero. E’ un’azienda di vivaismo e micropropagazione ,che conta 10 ettari fra pieno campo, serre e laboratori. Fa parte del gruppo “Fruttadoro” ed impiega più di 200 persone. Il segreto del suo successo sta anche nella visione innovativa del suo co-fondatore.

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