La bufera nel calcio tocca i bianconeri

Rimini

CESENA. Ci sono anche l’ex presidente del Cesena Calcio, Igor Campedelli, e l’attuale direttore dell’area tecnica della società bianconera, Rino Foschi, in mezzo all’ultima tempesta giudiziaria che si sta abbattendo in queste ore sul mondo del calcio. E nella “black list” non mancano neppure un paio di ex attaccanti del Cavalluccio: German Denis ed Adrian Mutu.

Il punto focale dell’indagine, denominata “Fuorigioco”, è una prassi diffusa ma bollata come illegale: quella di addossare alle società di calcio, quasi che fossero “costi accessori” all’acquisto dei calciatori, i compensi da pagare ai loro procuratori. Compensi di cui dovrebbero invece farsi carico i giocatori assistiti. Nel fare questa forzatura i procuratori avrebbero poi fatturato prestazioni fittizie, per esempio consulenze generiche mai effettuate. Un modo di operare che configurerebbe una truffa al fisco.

Le nuove beghe giudiziarie con cui dovrà fare i conti Igor Campedelli riguardano l’operazione che portò in bianconero il possente centravanti albanese Erjon Bogdani, prelevato dal Chievo.

Nel caso di Rino Foschi, le condotte contestate sono invece riferite non al suo ruolo nel Cesena Calcio, ma alla sua precedente esperienza nella “sala dei bottoni” del Palermo, in occasione degli acquisti di Liverani e Nocerino, rispettivamente dalla Lazio e dalla Juventus.

Dal punto di vista tecnico-giuridico, sia a Campedelli che a Foschi gli inquirenti contestano di essersi inventati passività inserite nelle dichiarazioni obbligatorie presentate ai fini Iva, con lo scopo di evadere l’imposta.

L’indagine. I loro nomi compaiono nella lista dei 64 indagati dell’operazione “Fuorigioco”, condotta dalla Guardia di finanza, che ha toccato personaggi di primo piano del calcio italiano, da Galliani a De Laurentiis e Lotito, e campioni di fama internazionale come Lavezzi. Sono tutti accusati, a vario titolo, dei reati di evasione fiscale e false fatturazioni. Secondo gli inquirenti della Procura di Napoli, tra il 2009 e il 2013 «si sono resi responsabili in maniera sistematica di reati tributari, mediante condotte fraudolente finalizzate ad evadere il fisco».

Perquisizioni e sequestri di beni per un valore totale di 12 milioni di euro sono stati effettuati in tutta Italia, prendendo le mosse da un’inchiesta partita nel 2012, che ha toccato ben 41 club di serie A, B e Lega Pro. E oltre a dirigenti (tra i quali figura anche il ravennate Roberto Zanzi) e giocatori, sono stati coinvolti noti procuratori sportivi in vista, tra i quali Alessandro Moggi: un centinaio di persone in tutto. Ora è arrivato l’avviso di chiusura indagini, che è stata notificata a 64 persone, nei cui confronti sono state ipotizzate responsabilità penali. Secondo gli investigatori, «i procuratori provvedevano a fatturare in maniera fittizia alle società calcistiche le proprie prestazioni, simulando che l’opera di intermediazione fosse resa nell’interesse esclusivo dei club, mentre di fatto venivano tutelati gli interessi degli atleti assistiti». E anche i club ricavavano vantaggi, visto che imputando l’importo pagato come reddito ai calciatori, omettevano il pagamento delle ritenute fiscali e previdenziali.

La reazione di Foschi. «Sono profondamente amareggiato - ha detto ieri sera Rino Foschi - perché ora so che si tenderà a fare di tutta un’erba un fascio, mentre io so di avere operato secondo le regole. Vengono contestati al Palermo due trasferimenti di due giocatori seguiti dal procuratore Alessandro Moggi, al quale ho pagato la procura come rappresentante del Palermo usando il cosiddetto “cedolino rosso”, ovvero rispettando la pratica burocratica prevista dalle norme federali. Quindi ho depositato i suddetti contratti in Lega comprensivi del cedolino, seguendo, lo ripeto, le regole federali. Ecco, io ho seguito le norme e ora vedo che il mio nome viene associato a un’ipotesi di evasione e per questo non mi do pace. Per gli sviluppi di questa inchiesta sono sereno perché sono certo che la verità verrà fuori, ma nel frattempo si rischia di creare un precedente pericoloso per i contratti del calcio, perché si ipotizza come un reato quello che è ammesso nei regolamenti federali». Anche il presidente del Palermo, Maurizio Zamparini, in merito ai due contratti che lo vedono coinvolto insieme a Foschi, ha parlato di «vicenda assolutamente priva di fondamento».

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