«Malattie fasulle»: 72 autisti dal giudice

Rimini

CESENA. In tanti li ricorderanno come i giorni della “protesta infettiva”. Alla vigilia di una giornata di sciopero su Start Romagna, da parte degli autisti arrivarono oltre un’ottantina di certificati medici. In pochi, pochissimi, erano in grado di lavorare. Presupponendo una “malattia strumentale” a dare maggiore forza alle proprie rivendicazioni sindacali, l’ente di trasporto sporse denuncia all’autorità giudiziaria.

Alla fine saranno 72 gli autisti dipendenti (in differenti forme) di Start Romagna a comparire davanti al giudice per le indagini preliminari il prossimo 8 giugno. La data è stata notificata in questi giorni, così come in questi giorni si è capita anche la tipologia di reato che viene loro contestato.

Il pubblico ministero Antonio Vincenzo Bartolozzi ipotizza che in quei giorni ci sia stata un’interruzione di pubblico servizio ed un falso ai danni dei medici di base.

Insomma: la Procura chiederà di verificare se vi siano stati degli autisti che abbiano forzosamente simulato una malattia. Non potendo (o volendo) tacciare di falso i medici, è stata formulata l’ipotesi accusatoria in maniera tale che a discuterla dovranno essere gli autisti stessi e non chi ha scritto i loro certificati. Almeno per ora.

Il 2 ottobre del 2012 era prevista una giornata di sciopero. Gli autisti intendevano protestare per contratti, orari ed altre rivendicazioni. Ma fin dal giorno prima il sistema di trasporti (anche da e per le scuole) andò completamente in tilt. Gli autisti erano quasi tutti ammalati.

Dei 72 per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio, 56 sono difesi comunemente dall’avvocato Raffaele Pacifico. Che venerdì ha incontrato tutti in una sala di Calisese per dibattere quanto avvenuto finora in termini d’inchiesta e pianificare il futuro processuale.

È già stato esaminato nel contesto come una certificazione medica fasulla sia poco plausibile se non per volontà del medico (e non dei pazienti). «Perché una malattia o la vedi o la certifichi oppure più semplicemente non la certifichi se non la vedi o non c’è» è stato anticipati sulla linea difensiva durante l’incontro.

«Abbiamo presentato una dettagliata memoria - ha spiegato in sala l’avvocato Pacifico - anche perché alcune delle persone rinviate a giudizio erano già prima dei fatti all’estero per cure, altri erano già in malattia, altri ancora erano in attesa di eseguire un’operazione chirurgica».

Un’altra decina di autisti sono difesi congiuntamente dall’avvocato Sara Lami.

L’avvocato Pacifico nell’incontro di due sere fa ha spiegato di aver depositato una lunga ricostruzione dell’accaduto in Procura. Per dettagliare come nessuno dei suoi assistiti abbia in alcun modo simulato. Nessuno dei presenti in sala ha chiesto o avanzato proposta di accedere davanti al Gip ad un rito alternativo. Il patteggiamento della pena è fuori discussione, almeno per gli indagati presenti all’incontro. Così come un rito abbreviato: che impedirebbe l’accesso di nuovi atti a fascicolo del giudice.

«Mentre noi - ha chiosato l’avvocato Pacifico - riteniamo di essere in possesso di tutti gli elementi utili a dimostrare come non ci si possa condannare».

Il Gip dunque, per decidere se rinviare a giudizio o meno gli autisti, avrà un’udienza piena ed articolata. L’intenzione infatti è quella, per tutti, di rendere spontanee dichiarazioni al giudice. Per spiegare la malattia contratta, la certificazione avvenuta ed il contesto in cui tutta la vicenda è maturata: in buona parte dei casi, infatti si tratta di autisti che oltre al certificato del proprio medico possono avvalersi anche di un secondo certificato: quello dell’Inail arrivato dopo la visita fiscale.

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