Sulle tracce del bisnonno minatore

Rimini

CESENA. Si chiamava Antonio Mordenti e laggiù in Brasile aveva scritto su un pezzo di carta tre parole: Cesena, Forlì, Borello. Quella annotazione era passata nelle mani di suo figlio. Finché Leonardo Mordente ha voluto sapere qualcosa di più di quel telegrafico appunto lasciato da quello che era il suo bisnonno. Ne è uscita fuori una storia che lo ha portato fino a Cesena e merita di essere raccontata.

Il cognome non coincide solo perché l’ultima lettera è stata modificata per una questione di pronuncia diversa tra la lingua italiana e quella portoghese.

Ma Leonardo Mordente, 37enne che abita a Belo Horizonte, è un discendente di quell’Antonio Mordenti che a fine Ottocento viveva nel circondario cesenate e che scrisse quel biglietto.

Quando è andato alla riscoperta delle proprie radici, si è trovato catapultato dentro una vicenda umana intrisa di sofferenze. Le stesse vissute da tanti emigrati che più di un secolo fa furono costretti dall’indigenza a cercare fortuna oltre Oceano.

Quella storia Alberto Mordente l’ha voluta conoscere fino in fondo. E in questo suo cammino ha finito per ricomporre un albero genealogico che comprende ben 200-250 discendenti di quella famiglia Mordenti, molti dei quali vivono ancora nel territorio di Forlì-Cesena. Non basta.

Leonardo, che la scorsa settimana è ripartito alla volta del Brasile, dopo essere stato ospitato per un mese a Santa Maria Nuova, a casa di Anna Mordenti, una delle lontane parenti riscoperte, ha completato le procedure per aggiungere alla cittadinanza del Paese che vive quella italiana. Un diritto che può esercitare per il fatto di discendere da quel suo avo.

La ricerca del bisnipote per sapere qualcosa di più su Antonio Mordenti era partita da internet, nel 2012. Ad un certo punto, scovò una ricerca sulle migrazioni dei minatori romagnoli, fatta dal compianto Gianfranco Zavalloni e da Pier Paolo Magalotti.

Da lì Leonardo ha ritrovato indizi preziosi su un numero de “Il Cittadino”, il giornale diretto da Nazzareno Trovanelli, i cui numeri sono stati scansionati e resi disponibili su internet, su iniziativa della Società di Ricerca e Studio della Romagna Mineraria.

Su una di quelle copie è stato rintracciato il nome di Antonio Mordenti in un lungo elenco di cesenati di cui si annunciava la partenza dalla stazione di Cesena. L’inizio di un viaggio alla ricerca di un futuro, dopo che nel 1895 era stata chiusa la miniera di Formignano. Il bisnonno di Leonardo lavorava in quella zolfatara e, come fecero tante altre centinaia di minatori una volta rimasti senza lavoro, si imbarcò. Destinazione: le miniere d’oro nella regione brasiliana di Minas Gerais, dove c’era bisogno di manodopera, perché era stata appena abolita la schiavitù.

Un particolare che fa immaginare le condizioni disumane in cui furono chiamati a lavorare i nuovi minatori reclutati, viste le abitudini precedenti. La lunga traversata oceanica Antonio Mordenti la affrontò insieme alla moglie Rosa Mazzi e con due figli al seguito: uno di 8 anni e una di 18 mesi. Quest’ultima morì durante al viaggio. Un episodio purtroppo frequente ma non per questo meno straziante.

Tanto che una ragazzina cesenate di 14 anni, venutane a conoscenza, ne è stata così colpita da scrivere una riflessione su quell’episodio, collegandolo alle odierne migrazioni e stragi in mare.

Leonardo Mordente (che a sua volta si accinge a scrivere un libro sulla sua saga familiare, dal titolo “Nel nome del padre del padre del padre”) ne è stato profondamente colpito. Ora lo scritto della studentessa, che frequenta il primo anno di liceo, sta per essere pubblicato su una rivista.

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