Piazza della Libertà: ricorso respinto

Rimini

CESENA. Il Consiglio di Stato ha messo la parola fine alla telenovela annosa del Palazzo di Piazza della Libertà. Senza vinti né vincitori: almeno stando a quella che era la sentenza già emessa dal Tar e senza voler prendere le parti di chi aveva denunciato e contestato abusi edilizi o di chi invece riteneva che i lavori fossero stati correttamente eseguiti. Il pronunciamento risale a due giorni fa.

Il ricorso alla sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale proposto dal Comune è stato respinto. Ma il Consiglio di stato, allo stesso tempo, ha negato l’ipotesi di risarcimento danni che era stata avanzata da alcuni condomini proprietari degli appartamenti ristrutturati in pieno centro. La situazione esaminata dal Consiglio di Stato era la seguente: il Comune aveva ordinato la demolizione delle opere eseguite perché, secondo le accuse, erano state fatte senza “titolo abilitativo”. Il riferimento in particolar modo era alle altezze dell’attico, che dopo un esposto (tra i primi a “notare” la cosa ci fu Mario Guidazzi, poi si interessò alla vicenda anche Graziano Castiglia) risultava visivamente più alto di com’era prima dei lavori.

Alla demolizione si erano opposti sia la ditta esecutrice dei lavori (la Duomo Srl), che i proprietari dei vari appartamenti oggetto dei lavori: la Cassa di Risparmio (nella persona del legale rappresentante Germano Lucchi), Pier Paolo Petrini, Pio Fabbri, Rachele Fabbri, Paride Boschetti, Elena Simoncini, Simone Trevisani, Maria Giovanna Romagnoli, Antonio Arienti, Monica Trevisani, Patrizia Casalboni, Barbara Casalboni, Marco Gasperoni, Anna Chiara Riva, Delfo Manuzzi, Donatella Gorini, Kenrich Briffa, Luciana Benatti e la Finproject Srl (legale rappresentante Gianluca Lucchi).

Il Tar di Bologna il 13 dicembre 2012, aveva dato ragione ai ricorrenti. Spiegando come il provvedimento del Comune non contenesse una esatta specifica delle misure di rimozione dei lavori di ripristino, a fronte di opere fatte su un assetto edilizio e distributivo già consolidato. I proprietari davanti al Tar avevano anche negato li si potesse dichiarare destinatari di ordine di ripristino dei luoghi, non essendo essi responsabili direttamente di abusi e non dovendo pure dunque nemmeno soggiacere alle sanzioni pecuniarie sostitutive.

Anche il Tar non aveva però dato seguito alle richieste dei proprietari che chiedevano al Comune un risarcimento subito esecutivo per il danno dovuto dall’ordinanza di demolizione e ripristino.

Dopo la sentenza letta dal Consiglio di Stato, ora, i proprietari dell’immobile possono mantenere lo stato delle cose così com’è, ma non potranno intentare al Comune una causa civile per vedersi riconosciuti dei danni.

L’Amministrazione invece dovrà accontentarsi di vedere annullata l’ordinanza di demolizione che aveva varato ritenendo le opere abusive.

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