Identificato il cadavere trovato in spiaggia

Rimini

CESENA. Adesso ha un nome la donna trovata morta lo scorso 29 aprile sulla spiaggia libera a Bellaria, nel tratto del lungomare Pinzon. Si chiama Francesca Buttiglione ed era nata nel 1957 a Cesena, dove abitava, e la sua identificazione è stata possibile grazie al lavoro certosino di “face reconstruction” effettuato da un team di specialisti della Polizia scientifica di Roma.

Usando sofisticati programmi, si è riusciti a ricostruire il volto della donna e questo è stato l’elemento decisivo, che ha dato una svolta all’indagine che era partita tutta in salita.

Il resto lo ha fatto la prontezza di spirito di una ispettrice del Commissariato di polizia di Cesena, quella che aveva seguito il caso della sparizione, appena era diventata nota. E’ stata lei a ricollegare quella immagine alle foto che i familiari della vittima avevano fornito, quando avevano segnalato la sua scomparsa. Una segnalazione che era stata tardiva: solo il 18 maggio, più di tre settimane dopo avere avuto l’ultimo contatto (che risaliva al 27 aprile), era stata fatta denuncia. D’altronde, a quanto pare, Francesca Buttiglione e i suoi cari si sentivano saltuariamente, anche perché si era venuta a creare una situazione pesante, di quelle che non aiutano certo a mantenere saldi i rapporti. Tutto era iniziato a precipitare in seguito a difficoltà economiche. La 58enne trovata morta a Bellaria aveva lasciato l’attività di piadinaia, perché gli affari non andavano troppo bene. Al tempo stesso, il suo ex marito, che aveva una ditta di autotrasporti, l’aveva vista fallire, subendo un duro colpo psicologico. Addirittura l’abitazione era finita all’asta giudiziaria per ripianare i debiti. A quel punto, la donna era vissuta per un po’ di tempo da una sorella e poi da un fratello. Finché ha deciso di farla finita, o almeno tutto lascia pensare che sia stato un gesto estremo la causa della morte. Anche perché l’autopsia, che ha accertato che il decesso è avvenuto per annegamento (probabilmente circa 24 ore prima del ritrovamento del cadavere), non ha evidenziato alcun segno di violenza. Tra l’altro, pare che la donna avesse già tentato in passato il suicidio. E il quadro di travagli vissuti per i forti disagi economici viene considerato dagli inquirenti più che sufficiente per ipotizzare un suicidio.

Per quel che riguarda l’identificazione della salma, c’era davvero il rischio di allungare l’elenco dei cadaveri destinati a restare per anni senza nome. Invece si è rivelato provvidenziale lo strumento usato dagli esperti in ricostruzioni facciali, come sottolinea il dirigente del Commissariato di polizia di Cesena. I familiari, accompagnati all’obitorio di Rimini, hanno poi effettuato il tradizionale riconoscimento del cadavere. A dare ulteriori certezze è stata l’individuazione di una cicatrice sul corpo della donna, che era un elemento distintivo conosciuto da suoi congiunti più stretti. Infine, anche la maglietta indossata è stata riconosciuta. Comunque, per non lasciare il minimo dubbio, seguiranno verifiche genetiche.

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