Due motori per ripartire

Rimini

CESENA. Innovazione tecnologica e città di Romagna. Sono queste le parole d'ordine di Paolo Lucchi, sindaco di Cesena, in vista del 2014 e delle relative elezioni amministrative.

Come sempre, nella conferenza di fine anno, ha inondato la stampa di dati e cose fatte, ma soprattutto ha messo sul tappeto le sue intenzioni per il futuro.

Quello che si tratta adesso e che verrà trattato nel corso delle amministrative riguarda il futuro prossimo, ma anche quello più a lungo raggio. Bisogna disegnare la città del futuro (termine ormai abusato, ma sempre attuale), ma bisogna farlo partendo da un dato ormai assodato: la crisi ha cambiato completamente il volto delle nostre comunità. Le certezze che c’erano prima del 2008 non ci sono più, la rete di servizi territoriali si sta frantumando e non ci sono segnali che le cose possano migliorare. Dobbiamo convincerci che quella che stiano affrontando non è una situazione di emergenza, ma la base dalla quale ripartire, tenendo in considerazione che l’ente locale ha a disposizione molto meno soldi, a fronte di necessità e richieste che sono aumentate all’ennesima potenza.

E’ per questo che Lucchi ritiene che il progetto di comunità debba essere articolato su base romagnola: «Serve una scala territoriale più ampia. Penso che non basterà più nemmeno l’unione dei Comuni. Non abbiamo alternative».

Trasporti, cultura, viabilità sono i temi sui quali il sindaco ritiene che ci debba essere una condivisione da area vasta. Ma, secondo noi, è necessario includere anche i servizi sociali. E’ vero che il sindaco ha ribadito che sociale e scuola saranno i settori che la sua amministrazione non taglierà. Ma per il futuro, forse, oltre a non dover tagliare, sarò necessario anche investire. L’aumento della povertà è sotto gli occhi di tutti. Prendiamo, ad esempio, il caso dei pacchi alimentari. L’Unione Europea inviava merce per un valore di 100 milioni di euro all’anno. Ha sospeso questi aiuti, chiedendo ai singoli Stati di intervenire direttamente. L’Italia, nel Patto di stabilità, ci ha messo 20 milioni. Non possiamo pensare che gli altri 80 possano essere coperti dalle collette alimentari.

L’innovazione tecnologica è l’altro tema che il sindaco ha messo al centro della sua scaletta. Il suo ragionamento è partito da un presupposto: in passato la città dell’innovazione ce la siamo costruita creando Apofruit, Amadori, Trevi ed Orogel. Poi ne sono venute altre. Quella esperienza (a cui possiamo aggiungere, a titolo di esempio, Sorma, Olidata e Technogym) dimostra che se hai aziende innovative e che propongono prodotti all’avanguardia riesci ad aggredire il mercato, imponendo le tue condizioni. Altrimenti si è costretti ad occupare una posizione di retroguardia, di rincorsa. Era una pesantissima zavorra trenta o quarant’anni fa; lo sarebbe ancora di più adesso, in presenza di un mercato selettivo e globale.

Lucchi ha indicato l’esperienza di “Cesenalab” quale base dalla quale partire. Del resto, i numeri lo dimostrano: abbiamo una carenza di start-up innovative e solo con la fusione fra università, ente pubblico, aziende e banche si può cercare di dare una risposta.

Detto questo, resta sul tappeto un’altra lunga serie di problemi. A partire dal centro storico. Il sindaco forse non ha tutti i torti quando dice che una parte delle difficoltà sono da ascrivere alla crisi. Ha però messo sul banco anche il problema degli affitti: «E’ impossibile richiedere gli stessi affitti di cinque anni fa. Ma, molto spesso, i proprietari degli immobili non ci sentono e, piuttosto, preferiscono tenere il negozio sfitto. Purtroppo non c’è uno strumento amministrativo che ci permetta di intervenire». Sempre a proposito del centro, ha detto che guarda con interesse all’apertura del nuovo Foro annonario.

Un altro problemino è quello della Grande Malatestiana. E’ appena partita, ma non son o mancate le critiche. Lucchi non si è chiuso a riccio: «E’ un progetto in itinere. Non è concluso. Servono assestamenti. Tutti i suggerimenti sono ben accetti».

C’è poi il tema della viabilità. Entro gennaio aprirà la Gronda-Bretella, l’ultima grande opera cittadina. A quel punto, si potrà mettere a regime tutta la viabilità cittadina partendo dalla riqualificazione della Cervese. Però bisogna partire da un presupposto: ci sono nodi che difficilmente potranno essere risolti. A partire da Porta Santi. Anche la circonvallazione sud resterà molto trafficata. L'alternativa sarebbe una impattante e costossima circonvallazione che tagli le colline. Ogni tanto qualcuno rilancia l’idea. Lucchi ha subito sgombrato il campo: «Fino a quando sarò sindaco, non se ne parlerà nemmeno».

 

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