Infezioni del sangue Analisi veloci al via per dimezzare i morti

Rimini

CESENA. Nuovo metodo in fase di sperimentazione al Laboratorio unico dell'Ausl, a Pievesestina, per accelerare le diagnosi in caso di infezioni del sangue. Con una prospettiva confortante: dimezzare il numero di decessi collegati all'azione dei germi responsabili di queste gravi patologie.

Nei primi mesi del nuovo anno, dopo 12 mesi di lavoro, l’Unità Operativa di Microbiologia del Laboratorio Unico di Area Vasta Romagna adotterà un sistema innovativo per riuscire ad identificare in sole 8 ore, invece dell’attuale media di 48 ore, i batteri che causano sepsi. Questo passo avanti consentirà di iniziare tempestivamente la terapia antibiotica più appropriata.

Col termine “sepsi” si indica uno stato di infezione grave, generalizzata a tutto l’organismo, che è in costante aumento negli ultimi due decenni. Se diagnosticata in tempo breve e curata adeguatamente, ha maggiore probabilità di guarire in pochi giorni e il paziente, generalmente, si ristabilisce senza complicazioni e strascichi.

Ogni anno nei laboratori di Microbiologia si effettuano 80 mila esami di emocoltura: circa il 15% evidenziano la presenza di un’infezione. Attualmente si prelevano 10-15 millilitri di sangue e li si immettono in flaconi che contengono un terreno di coltura dove possano crescere i germi eventualmente presenti. Questo processo di crescita richiede da 24 a 96 ore di tempo e, in caso di positività, il laboratorio di microbiologia deve eseguire ulteriori test, impiegando almeno 12 ore, per identificare il microbo e capire a quali antibiotici è più vulnerabile.

Vittorio Sambri, direttore dell’Unità Operativa di Microbiologia del Laboratorio Unico, fa quindi notare che alla fine servono da 36 a 96 ore di tempo. Un’attesa troppo lunga, che rischia di aggravare in modo irreparabile le condizioni del malato. Ma nei mesi scorsi un’equipe del Laboratorio Unico ha valutato «diversi metodi diagnostici che hanno portato non solo ad una progressiva riduzione dei tempi diagnostici» e ha anche individuato di molti tra i principali geni che sono resistenti ai farmaci antibiotici.

«Nel 2014 - afferma il professor Sambri - partiremo con questo nuovo sistema diagnostico che non è basato su un sistema colturale, bensì su tecniche molecolari direttamente sul campione primario di sangue appena prelevato dal paziente. Per ora sono stati fatti alcuni tentativi e l’obiettivo è quello di identificare in un tempo di circa 8 ore totali la presenza di germi patogeni nel sangue dei pazienti affetti da sepsi».

Se questa sperimentazione andrà a regime - conclude Sambri - si salveranno più vite, soprattutto quelle di pazienti fisicamente già compromessi e questo «consentirà auspicabilmente di ridurre la mortalità fino al 50 per cento».

 

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