Omicidio di Venice Beach: Campbell condannato

Rimini

WASHINGTON. E’ stato riconosciuto colpevole di omicidio di secondo grado (l’equivalente italiano del preterintenzionale) Nathan Louis Campbell : il 39enne che il 3 agosto del 2013 si gettò con la sua vettura contro un gruppo di persone sulla spiaggia di Venice a Los Angeles uccidendo l’italiana 32enne Alice Gruppioni in luna di miele con il marito cesenate Chirstian Casadei. L’uomo ora rischia fino all’ergastolo ma la pena si conoscerà solo nell’ultima udienza del prossimo 5 agosto.

Campbell aveva raccontato di avere avuto l’intenzione di investire uno spacciatore che non gli aveva dato delle metanfetamine dopo che lui gli aveva dato 35 dollari.

Oltre alla giovane sposa vittima, 17 persone erano rimaste ferite. Per la difesa invece, Campbell non voleva investire la gente.

Alice Gruppioni, 32 anni, era una dirigente del gruppo Sira di Pianoro e figlia del manager della stessa azienda Valerio Gruppioni, già numero due del Bologna Calcio.

Si era sposata il 20 luglio con Christian Casadei, architetto di Cesena, e si trovava a Venice Beach in transito durante il viaggio di nozze. Sarebbero decolatti verso altri lidi per continuare la luna di miele proprio il giorno dell’omicidio.

Di fronte al tribunale di Los Angeles, Christian Casadei aveva raccontato di come Alice era stata investita mentre lui cercava di tirarla contro un portone per evitarle di essere investita.

Era rimasta per qualche centinaio di metri aggrappata al cofano, poi era caduta a terra, battendo la testa e riportando il trauma cranico fatale.

Campbell era fuggito, ma si era arreso alla polizia due ore dopo a Santa Monica, consegnandosi agli agenti.

La famiglia Gruppioni ha intentato anche una causa civile contro la contea di Venice Beach, accusandola di non avere protetto adeguatamente il marciapiede del lungomare dalle intrusioni di veicoli.

«Siamo grati al lavoro del procuratore generale Victor Avila - ha detto Valerio Gruppioni - La perdita di Alice è il solo vero incubo che non terminerà mai. Per quanto possibile, la giustizia non avrà fatto il suo corso fino a che non avranno pagato tutti quelli che hanno permesso questo omicidio». E in particolare chi lo ha permesso «non mettendo in sicurezza il luogo del delitto. Sicurezza minima che un’amministrazione deve garantire per i suoi cittadini».

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