Travolto in bici, l'indagine si complica

Rimini

CERVIA. Oggi sarà uno dei giorni più difficili per i parenti e gli amici di Pietro Pirini: il 12enne di Cannuzzo morto per le lesioni riportate in un devastante incidente stradale avvenuto lo scorso fine settimana. Alle 14.30 il suo feretro partirà dall’obitorio dell’ospedale Maurizio Bufalini di Cesena in direzione della Pieve di Santo Stefano a Pisignano: la parrocchia che frequentava con gli amici.

Chiesa nella quale avrebbe dovuto essere cresimato il prossimo 2 giugno.

Pietro, assieme ad una decina di coetanei, stava andando a scuola in bicicletta. All’intersezione tra la via Chiesa di San Martino e la via Pisignano (erano le 7.45 circa del mattino) l’impatto con una Panda. Le lesioni riportate non gli hanno lasciato scampo. In tantissimi, è facile prevederlo, oggi vorranno stringersi attorno al dolore del fratellino, di papà Alfio (veterinario) e della mamma Patrizia Bonetti.

Intanto prosegue il lavoro della polizia municipale (che si è impegnata nei rilievi di legge) e della magistratura. Il fascicolo dell’incidente convergerà sul tavolo del pm Filippo Santangelo .

Iscritto, automaticamente, come indagato, finirà l’autista della Panda che ha urtato contro la bici del 12enne. Un atto dovuto. Una parte d’indagine che non avrà particolari difficoltà, questa. Il “dare la precedenza” all’intersezione è chiaro e disegnato (anche se in maniera sbiadita) sull’asfalto. Così basterà far esaminare da periti la presumibile velocità della Panda e il contesto sarà definito chiaramente.

Diverso il discorso che riguarda il “come” Pietro Pirini stava andando a scuola. Pedalava in quello che doveva essere un “Bicibus” verso la scuola media di San Giorgio. Servizio “reclamizzato” dal Comune come trasporto sostenibile. A differenza di ciò che accade per le “elementari”, dove i percorsi a piedi per i bimbi sono pianificati nel dettaglio e sempre controllati da un adulto, per le biciclette in movimento dei ragazzini delle medie gli accordi prevedono “pettorine” da indossare e caschetto in testa, oltre che la presenza a monitorare di referenti adulti. Nei mesi però i ragazzini delle medie (a parità di copertura assicurativa scolastica) tendono ad essere lasciati soli. Imparano bene a muoversi ed hanno un maggior desiderio “d’indipendenza”.

Di fronte ad una morte così drammatica, però, la Procura dovrà necessariamente fermarsi a riflettere. Capire se tra Comune, scuola e volontari del Bicibus vi siano responsabilità o mancanze che possano aver contribuito (sia pur involontariamente) alla morte di Pietro. Un lavoro meticoloso, quello d’indagine, e che sarà certamente lungo.

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