«Poco risparmio e si innescheranno tanti problemi»

Rimini

CESENA. Sarà l’ultimo presidente della Provincia di Forlì Cesena. Il governo ha deciso di cancellare le province e Massimo Bulbi dovrà vestire l’abito del liquidatore. Resterà fino a maggio. ma ormai siamo ai titoli di coda. Si parla di ordinaria amministrazione.

Bulbi è al secondo mandato. E’ quindi il momento di fare un bilancio delle cose fatte in questi dieci anni.

Infrastrutture.

«Abbiamo dato un grande impulso alla dotazione infrastrutturale del territorio. Gli investimenti si aggirano intorno ai 250 milioni di euro distribuiti in oltre 340 cantieri. Migliorata poi la qualità delle scuole e c’è stata la costruzione di nuovi plessi per 39,8 milioni. Dopo l’inaugurazione del casello del Rubicone è partito il restauro della storica Rocca delle Caminate e da poco è entrato nella fase esecutiva il progetto della nuova E45 che potrà comprendere il lotto zero e la via Emilia bis».

Welfare.

«Frequenza scolastica, inserimento e permanenza al lavoro sono stati tra gli obiettivi solidali prioritari. Dal 2004 favorita l’occupazione di circa cinquemila i disabili».

Lavoro.

«Siamo stati costantemente accanto a lavoratori ed imprese per garantire la tutela sociale dell’occupazione e migliorare la produttività del tessuto economico. Con l’Ufficio crisi aziendali, criticato al momento dell’istituzione perché da qualcuno ritenuto superfluo, interveniamo direttamente ai primi segnali d’allarme, svolgendo un ruolo fondamentale nel prevenire o facilitare l’evoluzione positiva delle crisi aziendali e a garantire i lavoratori con l’attivazione degli ammortizzatori nel più breve tempo possibile. Con 12.627 aziende clienti del servizio gratuito d’incrocio domanda e offerta di lavora, i Centri per l’impiego hanno gestito oltre 30 mila colloqui. Fra l’altro i Centri per l’Impiego di Forlì - Cesena sono stati riformati secondo una logica di una razionalizzazione dei servizi e stabilizzazione del personale dipendente e rappresentano un modello che può essere portato a esempio».

Istruzione.

«Riorganizzata la rete scolastica. Realizzati: il Centro territoriale permanente; tre istituti comprensivi nel Rubicone; il liceo musicale di Forlì; il Linguistico di Cesena; partito l’istituto tecnico per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione; creati sette nuovi indirizzi nei campi dell’aeronautica, del turismo, delle scienze umane applicate; cinque nuove articolazioni nei campi dell’odontotecnica, delle biotecnologie, della geotecnica e dell’automazione e 18 corsi serali».

Formazione.

«Investiti oltre 65 milioni di euro provenienti da fondi europei, nazionali e regionali. In dieci anni formati 6.500 giovani».

Innovazione.

«Abbiamo creduto nelle sfide di competitività basate sulla conoscenza. Ogni settore ha avuto, come obiettivo di fondo, l’innovazione. Il rafforzamento del connubio tra imprese e università è passato attraverso il piano strategico provinciale e la realizzazione dei Tecnopoli. Grazie a questi ultimi potremo rafforzare la capacità delle nostre imprese di accedere a conoscenza e tecnologia, attraverso formule di rete con altre imprese anche al di fuori della nostra regione e in sinergia con enti di ricerca. Essere collegati al mondo significa però poter disporre di collegamenti fisici veloci ed efficienti, ma anche di poter accedere alle infrastrutture telematiche (la banda larga). In regione il “divario digitale” il problema interessa circa l’11,3% della popolazione. Forlì-Cesena è al di sotto della media regionale, con un digital che interessa il 9,8% della popolazione. Oltre alle difficoltà per i cittadini a fruire dei sempre più numerosi servizi internet, la mancanza di collegamenti veloci per le imprese è uno svantaggio competitivo difficilmente colmabile».

Ambiente.

«Col Ptcp ci siamo dotati dello “strumento principe” per pianificare l’assetto del territorio e 23 sui 30 comuni del territorio hanno associato la formazione dei rispettivi piani strutturali a quello provinciale, compiendo fino in fondo lo sforzo verso la co-pianificazione voluto dalla normativa urbanistica regionale del 2000, che intende “abbattere” i frammentari confini comunali e rendere il governo del suolo un’attività di area vasta».

Rifiuti?

«Col piano provinciale la raccolta differenziata è passata dal 22,2 al 50% con un trend in continua e costante crescita. Inoltre il quantitativo di rifiuti urbani finito in discarica è passato da 251 chili per abitante ai 62 chili. In merito ritengo deleterio l’allontanamento dal territorio della responsabilità della programmazione. Penso alla perdita della possibilità di porre limiti ben chiari ed invalicabili al conferimento di rifiuti provenienti da altri territori agli impianti di incenerimento».

Agricoltura.

«Interessa circa il 20% delle nostre imprese attive con una produzione lorda vendibile provinciale di quasi 600 milioni di euro. La provincia ha sostenuto il comparto con una pluralità di interventi a partire dall’erogazione dei fondi legati al Programma di sviluppo Rurale che mira ad incentivare lo sviluppo. Ora non dovranno essere lesinati sforzi per l’inserimento fra le aree rurali previste dal documento strategico dello Sviluppo Rurale 2014-2020 dei territori di: Castrocaro, Meldola, Civitella, Modigliana, Borghi, Montiano e Roncofreddo».

Il secondo mandato è stato caratterizzato dal dibattito sull’abolizione delle province. Cosa ne pensa?

«L’obiettivo è trasformarle in enti di secondo livello. Spiace che non vi è, a tutt’oggi, nessuno che abbia l’onestà intellettuale di riconoscere pubblicamente che il risparmio stimato di circa 60/80 milioni di euro sarà nulla rispetto alla complessità dei problemi di gestione che innescherà e che soprattutto non potranno essere neppure rispettati (come rilevato pure dalla Corte Costituzionale) i principi dell’efficacia, dell’efficienza e dell’economicità. Nel caso si opti per la trasformazione in enti di secondo livello, non può essere taciuto che le competenze di questi organismi saranno talmente ridimensionate da rappresentare l’esatto opposto di quel riordino e semplificazione della macchina dello Stato: obiettivo fondamentale della campagna che ci ha deligittimato».

Che ne pensa della Provincia di Romagna?

«Le proposte avanzate da alcuni parlamentari mi sono apparse parziali e approsimative».

Perché?

«Non affrontano il nodo di fondo sull’utilità del ruolo ricoperto da questi nuovi enti e la prospettiva di ritrovarsi con un organismo di dimensioni territoriali più ampie, ma sprovvisto di vere funzioni e deleghe. Quindi servirebbe a poco».

E’ vero che potrebbe essere il futuro sindaco di Roncofreddo?

«Me lo hanno chiesto e ci sto pensando».

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