Il desiderio (malato) di essere come tutti

Rimini

E’ una vittoria del centrodestra. Un’altra vittoria netta dopo quella dell’otto giugno. Si fatica a trovare una chiave di lettura diversa e l’esultanza di iscritti e militanti (e familiari) di Forza Italia e Noi Riccionesi – tesserati dell’ultima ora alla Polisportiva e l’altra sera tutti in fila per votare il nuovo presidente – ne è una conferma di cui non vi era neppure la necessità. La politica ha invaso lo sport e ha trionfato. Sfacciatamente. Giuseppe Solfrini avrebbe vinto senza il supporto di chi in Polisportiva non ci ha mai messo piede? Forse. Probabilmente. Ma le regole dello sport non sono quelle della politica (italiana): chi fa ricorso al doping viene squalificato anche se è il più forte e avrebbe vinto pure senza. E non si sogna nemmeno di dire che così fan tutti. Stupisce e rammarica che a capo della maggioranza che ha dopato le elezioni della Polisportiva comunale - facendo ricorso alle armi meno tollerabili della politica - ci sia un sindaco come Renata Tosi.

Nel 2009 era stata una mosca bianca nel centro destra rifiutandosi – in nome della correttezza – di andare a votare alle primarie del Partito democratico, come invece avevano fatto - dopandole - tanti di quelli che ora compongono la sua maggioranza.

Si è battuta come un leone in consiglio comunale per dieci anni in nome del cambiamento, della trasparenza, dell’uguaglianza e della lealtà. Ha saputo incarnare un modello di rinnovamento in cui la città si è riconosciuta dopo oltre 60 anni di governo di una sola parte politica, stanca di tutte le deformazioni che la mancanza di alternanza può comportare.

Se lo lasci dire: conquistando la Polisportiva ha piantato una bandierina ma ha perduto una grossa occasione per marcare quella differenza nel governare di cui Riccione avrebbe tanto bisogno. La rivoluzione che ha predicato per dieci anni ora ha l’occasione di praticarla fino in fondo e non è certo occupando postazioni di potere - come ha fatto spesso chi l’ha preceduta - che centrerà il suo obiettivo.

Renata Tosi ha bisogno di conservare tutta la credibilità che si è costruita da battagliera oppositrice al sistema se vuole cambiare davvero Riccione. Una credibilità che però rischia di minare se, per esempio, andando all’attacco della compagine che si è aggiudicata il bando dell’aeroporto (con argomenti anche credibili) si fa scrivere i comunicati stampa dal capo del suo partito (Noi Riccionesi) che è anche al soldo della cordata russa terza classificata in quel bando. Oppure se si scopre che nel parco delle Magnolie viene allestita la festa di Noi Riccionesi da dipendenti di Comune e Geat durante l’orario di lavoro.

Renata Tosi era altro ed è stata eletta come altro. L’impressione è che l’enorme consenso di cui gode le abbia scatenato il desiderio (malato) di essere come tutti (i politici). Peccato: aveva promesso di essere migliore, non solo di fermare il Trc.

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