No all’odio e alla intolleranza

Rimini

Quando ero ragazzino, oggi sono già un po’ vecchio, alcune letture sull’India mi avevano colpito per una notizia alla quale facevo fatica a credere e che mi aveva procurato dolore e rabbia.
L’India come tutti sanno è divisa in quattro caste.
C’è poi una “fuori casta”, non appartenente alle quattro, che è quella degli “intoccabili” o dei “paria”.
Svolgono mestieri ritenuti impuri, devono stare a venti metri dalle persone appartenenti alle quattro caste. Neppure la loro ombra può essere calpestata, perché anch’essa impura.
Esseri umani come noi per i quali provai subito un sentimento di solidarietà e compassione.
Chi mi legge avrà capito dove voglio arrivare. E ci arrivo subito.
Provo la stessa rabbia e lo stesso sentimento di solidarietà per quelle famiglie di Sinti, e non di zingari, parola abolita nei Paesi civili, e che vengono considerati nella nostra città peggio dei paria, degli intoccabili.
Peggio perché non li vuole nessuno vicino a casa loro. Quindi di fatto non dovrebbero esistere se è vero che nessuno li vuole.
Se non li vuole nessuno, dove debbono andare?
Dove possono fermarsi?
I Sinti di Rimini sono tutti cittadini italiani che abitano a Rimini da anni e i cui figli hanno diritto di andare a scuola e i cui genitori, come tutti noi, hanno diritto di essere curati nelle nostre strutture .
L’odio e l’intolleranza contro i nomadi, che si manifestano nel nostro Paese anche con atti di violenza, sono un segnale preoccupante.
A Follonica, due dipendenti di un supermercato, hanno rinchiuso due donne nomadi nella gabbia dell’immondizia e ridevano sentendole urlare. Sono state filmate e hanno pubblicato su facebook questa vergogna dell’umanità e “rimediato” oltre trentamila “Mi piace”.
Ma ancor più inquietante e crudele è stata la dichiarazione abominevole di Salvini, che tralascio di citare perché provoca brividi di orrore. Nei campi di sterminio i nazisti rinchiudevano nelle gabbie degli esseri umani e li costringevano a fare i cani e l’episodio è preoccupante. Auschwitz è cominciato cosi. Di gradino in gradino si potrebbe arrivare all’ultimo gradino di una scala in cima alla quale, in un prossimo futuro, potremmo trovarci di fronte ad una nuova Auschwitz.
E non si pensi che non possa succedere ancora perché tutto è cominciato così con gli ebrei e anche con gli zingari e 700mila di loro finirono nei forni crematori.
Quei cittadini che non li vogliono vicino a casa loro e che si dichiarano di non essere razzisti, mi dicano, per favore, quando una persona è considerata un razzista.
Vorrei dire a questi cittadini che non credano che nella nostra città tutti la pensino come loro. Prima o poi faranno sentire la loro voce.
Vorrei esprimere un sincero apprezzamento per le ferme parole del sindaco Andrea Gnassi e per la sua volontà di andare avanti facendo rispettare i principi e i valori contenuti nella nostra Costituzione nei confronti dei suoi cittadini, come lo sono le famiglie dei Sinti. Su questo fronte non può essere lasciato solo e spero che le forze sociali, culturali, religiose, economiche e politiche di questa città facciano sentire la loro voce.
Vorrei anche esprimere la mia solidarietà alla Vice Sindaco Gloria Lisi che, nell’esercizio delle sue funzioni istituzionali, è stata volgarmente e vilmente insultata solo perché esprimeva idee di solidarietà e impegno per cercare di risolvere civilmente questo problema.
Quello di cui stiamo parlando è anche una questione di civiltà.
Ci sono troppi pregiudizi nei confronti delle comunità nomadi.
Il più squallido è quello della sporcizia: i nomadi, compatibilmente ai servizi che vengono loro offerti ed alle caratteristiche delle aree dove vengono spesso relegati, sono pulitissimi. Anche gli ebrei venivano giudicati sporchi e non lo erano.
Nel maggio del l981 insieme a Sandro Sistri facemmo un’indagine sui Sinti e Rom di Rimini, indagine pubblicata sul periodico riminese Il Quindicinale.
Fu l’occasione per frequentarli, essere ospitati sotto le loro tende, ascoltare i loro problemi, conoscere la loro storia e le loro tradizioni.
Ci dissero che il pregiudizio più pericoloso per loro è quello del furto.
Ci dissero anche, con grande sincerità, che qualcuno di loro ruba, come del resto i “gaggi”, come chiamano noi.
C’è qualche “gaggio” che ha mai dichiarato di rubare?
Erano orgogliosi di dirci che è l’unico popolo, nella storia dell’umanità, che non ha mai fatto una guerra.
Dobbiamo fare di tutto per interrogare la nostra coscienza affinché siamo spinti a riconoscere valori umani, sociali, anche in culture disprezzate, emarginate, trascurate e a volte violentate, come è successo in questi giorni a Follononica.
Ma non bisogna arrendersi.
Quelli che vengono chiamati “zingari” appartengono certamente al gruppo più emarginato: perseguitati nei secoli restano da oltre 500 anni gli ultimi rappresentanti del più antico stadio umano: quello del nomadismo, prima della sedentarizzazione.
Essi continuano ancor oggi a viverlo con testardaggine e proseguono il loro cammino, decisi a mantenere le loro tradizioni e, almeno, io li sento ancora come il simbolo di una libertà perduta.
* Ex presidente del Consiglio comunale di Rimini

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