Cinque anni di litigi, beghe interne e tradimenti tra colpi bassi e prese di posizione tardive

Rimini

Una fine ingloriosa, una situazione che rasenta il ridicolo. Di certo c’è che anche se sarà confermato che come è probabile si vada comunque al voto il 5 giugno - con eventuale ballottaggio il 19 dello stesso mese - la nuova amministrazione si verrà a trovare con una corsa contro il tempo per approvare il bilancio che non è stato fatto prima per le beghe interne del centrodestra che in cinque anni di governo cittadino ha più che altro inanellato litigi.

Facile ricordare il velocissimo benservito dato via sms alla vicesindaco repubblicana Bruna Righi, dopo che i voti dell’Edera erano stati fondamentali per conquistare il Comune, e il conseguente approdo di Buda all’urbanistica. Ancora più clamoroso l’addio al suo successore, quel Vittorio Savini che ora capeggia la lista civica in appoggio al centro sinistra, colpevole di non aver osannato l’idea di Salvini di attaccare la presenza dei profughi in città in diretta televisiva con Barbara D’Urso. La Lega pretese che fosse cacciato, Buda che evidentemente non aveva ancora scoperto la sua vocazione a essere “libero libero” ingoiò il rospo e lo sostituì con Pier Luigi Donini tra le critiche generali. Quel Donini che adesso è tra i dimissionari che abbandonano Buda. Gli altri due - Antonio Tavani e Giovannino Fattori - sono in giunta dal primo giorno in quota Pdl, dall’inizio di giugno del 2011. Quindi avrebbero impiegato qualcosa come 4 anni e quasi 11 mesi per capire tutti i difetti di Buda e prendere il coraggio a piene mani per lasciare l’incarico a cinque settimane dalle urne perchè di fatto erano chiamati, secondo quanto dichiarano, a ratificare decisioni precotte. Insomma, non contavano nulla. E comunque fino a ieri non c’erano problemi e dunque non sarebbero stati velocissimi nell’addio. E dall’altra parte Buda svela solo ora l’“assenteismo” come assessore di Tavani. Ma perchè lo ha sopportato senza dire niente finchè l’altro si è presentato contro di lui e si è dimesso?

Ma sembra più che evidente che al di là dei giudizi impietosi che si vomitano addosso l’un l’altro quelli che finora sono stati alleati, si tratti di un regolamento di conti a livello politico, in un centro destra spappolato, con i dimissionari che dicono anche che a Buda sono rimasti vicini solo gli “assessori a lui organici”, quando verrebbe da pensare che di solito gli assessori dovrebbero essere organici al sindaco che li ha nominati. Ma tant’è.

Nello psicodramma del centro destra c’è spazio anche per altri “tradimenti”. Poche settimane fa il consigliere comunale Ivan Cangini, da sempre all’“opposizione” anche se era stato eletto nel centro destra, si è dimesso per far approvare il bilancio ed evitare commissariamenti. Al suo posto Emanuela Giunchi, che subito è diventata protagonista, insieme a Luciano Bassi e a Enrico Dall’Olio (leghista diventato consigliere comunale solo grazie alla cacciata di Savini e al ruolo dato a Donini), dell’annuncio di non votare il bilancio. Per dire no, forse al centro destra bastava anche Cangini. Ma prima c’era comunque da approvare il Rue, che al centro destra pare interessare assai di più che il bilancio.

Comunque, il centro destra imploso a poco più di un mese dalle elezioni sembra aver fatto harakiri, in entrambe le sue fronde. E dall’altra parte Matteo Gozzoli del centro sinistra e Alberto Papperini del Movimento 5 stelle sentitamente ringraziano.

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