Linguaggio comune e rispetto per le donne

Rimini

Come riportato l’altro giorno, è questa l’estrema sintesi brutale della richiesta d’archiviazione del pm rispetto alla denuncia per diffamazione presentata un anno fa da Irene Benedetti, presidente di un’associazione che conduce campagne di sensibilizzazione a favore del rispetto, oggetto dei commenti di un conduttore radiofonico.

Non siamo di fronte alla sentenza sullo stupro con i jeans, per carità. Ma forse ad un ennesimo, anche se piccolo, passo falso della giustizia nel difficile percorso che porta al pieno rispetto della donna. Della persona. Che “gnocca” sia un termine ormai entrato nel linguaggio comune può anche essere un dato di fatto. Come può essere ormai assodato che la satira possa condire i suoi commenti con riferimenti sessuali più o meno espliciti. Come infine il fatto che una persona possa essere giudicata da come appare in una foto. Tutto lecito, per carità. Sono i discorsi che sentiamo quotidianamente al bar o in piazza. Ma è proprio questo il tipo di cultura contro cui si batte l’associazione Universal Pleasure di Irene Benedetti. E ciò che sarebbe lecito aspettarsi da un’aula di tribunale è quel passo in più che ancora una volta non c’è stato. Stabilire cioè che certe frasi, certi atteggiamenti e certi giudizi possono essere offensivi nei confronti di una donna, in quanto persona, anche se entrati nel linguaggio comune. Il percorso per un cambiamento culturale è lungo e difficile. E passa anche per una “revisione” del nostro amato linguaggio comune, che tende generalmente ad associare la donna ad epiteti che la qualificano solo esteticamente o sessualmente. Il rispetto per una persona, uomo o donna che sia, è ben altro. Non mi piace una società in cui si possa tranquillamente apostrofare in pubblico le donne con commenti volgari, allusioni (nella denuncia si parlava anche dell’orgasmo simulato che faceva da sottofondo ai commenti del conduttore) e quant’altro.

“Costei appare ripresa in una posa ammiccante e volutamente sensuale” scrive il pm nella richiesta di archiviazione. Ma contestualizziamo la foto, per favore. Fa parte di una serie di scatti in posa per presentare dei loghi di una campagna sul rispetto. Anche i giudici quando sono in aula indossano delle lunghe toghe, ma non per questo io posso dire che amano vestirsi da donna con la gonna...

Siamo sicuri che se durante un’udienza io facessi continuamente dei commenti allusivi sul "pacco" di un giudice lui sarebbe contento? Eppure, secondo questo metro di giustizia non sarebbe reato...

 

 

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