Sorprese dell'Adriatico al cospetto dei pescatori

Rimini

Sulle sorprese che il nostro mare di tanto in tanto ci propone non vi è molto da dire, questo è il suo carattere. Condizioni che si presentano regolarmente e che trovano nell’elevato grado trofico uno dei principali motori di generazione. Abbondanza di cibo dovuta ai primi anelli della catena alimentare (plancton) costituiscono un pabulum nutrizionale sufficiente alla generazione massiva di molte specie. La sorpresa di quest’anno riguarda la comparsa di due splendidi Molluschi Nudibranchi (grossi lumaconi privi di conchiglia) che, seppur abitualmente presenti in numero non rilevante e tale da non suscitare particolare interesse, hanno mostrato nell’anno in corso un eccezionale incremento nei loro popolamenti. La cosa ci è stata regolarmente segnalata dai pescatori e dai fotografi subacquei che battono i nostri fondali. Nel primo caso la questione ha riguardato la Tethyis fimbria Il più grosso nudibranco presente nel Mediterraneo. Arriva a 30 cm di lunghezza. La sua livrea mostra una diffusa colorazione biancastra con flammule nere su propaggini laterali, meglio conosciute nel linguaggio scientifico con il nome di Cerata. È un predatore, si nutre di piccoli invertebrati che vivono a contatto con il sedimento e che cattura grazie ad un’ampia “ventosa” collegata all’apparato boccale. Come tutti i nudibranchi si muove lentamente strisciando sul fondale. Le prime segnalazioni sono pervenute dalla pesca a strascico nei mesi di marzo e aprile. Non pochi i pescatori che hanno portato presso i nostri laboratori campioni di questo essere. Li colpiva l’inconsueta abbondanza.

La seconda segnalazione è riferita al mollusco opistobranco Pleurobranchea meckeli (vedi foto). Più piccolo del precedente anche se arriva a 15 cm di lunghezza. Ha una colorazione dominante bruno chiara con chiazze più o meno distribuite in tutto la parte dorsale del suo corpo. Possiede due rinofori (antenne sensoriali) di colore scuro ben evidenti in posizione cefalica. Si nutre prevalentemente di idrozoi e altri invertebrati che popolano gli ambienti sedimentari. In questo caso le segnalazione della loro abbondanza ci è stata fatta dai pescatori della piccola pesca, in particolare quel settore dedito alla pesca stagionale delle seppie. In ogni nassa (cogullo) se ne potevano contare 4 -5 o anche di più. Il perché si infilassero nelle nasse è difficile da dire anche se è probabile che detto comportamento sia da attribuire alla ricerca di quegli organismi dei quali abitualmente si nutrono.

Difficile comprendere il motivo di questi incrementi. Probabilmente non vi è un solo fattore scatenante, in questi casi l’elemento che porta all’incremento numerico di una determinata specie animale è da attribuire al sinergismo di più fattori. Tra i principali si ricordano:

- Favorevoli condizioni ambientali;

- Carenza di predatori, soprattutto verso gli stadi larvali e giovanili di quella determinata specie;

- Abbondante disponibilità degli invertebrati di cui si nutrono.

In tutti i casi è bene evidenziare l’assenza di effetti collaterali di dette abbondanze sulle risorse marine, è probabile che il prossimo anno il loro contingente venga ricondotto ad un livello di normalità.

Una curiosità; come avrete notato non vengono riportati i nomi in italiano, quel nome che viene in genere definito come “nome volgare”. Questo avviene per molte specie animali e vegetali, soprattutto per quelle senza interesse commerciale e alimentare. Per quelle specie non conosciute in maniera collettiva. Un insieme di fattori che le ha condannate a non avere un nome, l’unico riferimento nominale è quello scientifico … rigorosamente in latino.

* Centro Ricerche Marine

di Cesenatico

 

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