Navigando verso la nostra storia

Rimini

Come ogni primavera in Romagna non si verniciano solo cabine e paletti, ma anche carene e murate. Non c’è porto, darsena, rimessaggio, dove non ferva l’attività in vista della stagione estiva e magari della crociera sognata e pianificata per lunghi mesi. Se zinchi, antivegetativa, vele, motore e gli altri cento lavori di bordo sono fondamentali per la sicurezza e i piaceri dei giorni a venire, bordeggiando tra le isole istriane e dalmate, altrettanto importanti sono le carte, nautiche e culturali, che possono trasformare una semplice, piacevolissima vacanza in mare, in una rotta di scoperta di un mondo insulare d’antica ascendenza e grande fascino. L’Adriatico uno dei tanti, splendidi mediterranei, è il “mare dell’intimità” per Predrag Matvejevic, l’Omero balcanico che lo ha navigato e raccontato. “Mare della convivenza”, lo sogniamo noi che instancabilmente alziamo una vela, confidando in un vento favorevole.

L’Adriatico è stato e rimane il Golfo di Venezia, perché per secoli commercialmente e militarmente dominato per buona parte dalla Serenissima. Una dominazione che nel tempo s’è sedimentata in forme architettoniche, urbanistiche e culturali, di ben più lunga durata. Ancora oggi l’isola più orientale dell’arcipelago di Venezia non è Lido. Più vasti sono i suoi confini, non stiamo parlando di quelli politici, tragicamente ridimensionati nel 1797 con la caduta della Serenissima, ma di quelli culturali, oggi popolati da lingue e storie altre, comunque ancora fortemente influenzate dal Leone di San Marco.

Lo dicono innanzitutto le pietre, ma anche i tanti intrecci ancora strettissimi con una tradizione d’inusitata potenza. Anche la più frettolosa delle frequentazioni della costa orientale dell’Adriatico, dall’avamposto di Muggia fino al bastione meridionale di Curzola e poi, dopo l’intervallo raguseo e ottomano, arrivando a Corfù, non c’è paese piccolo o grande, continentale o insulare, che non abbia almeno un mandracchio o una vera veneziana. Quasi che l’acqua, salata e dolce, dovesse avere un inconfondibile sigillo marciano.

E’ dedicato innanzitutto alla ricerca di questi segni il “Piccolo taccuino Adriatico” (2014. Mare di Carta, Venezia; pp 130, euro 16,50) di Paolo Ganz, veneziano del popolare sestiere di Canareggio. E proprio a Venezia ritornano sempre i suoi pensieri mentre racconta Grado, Trieste, Pirano, Rovigno e altre città, fino a Spalato. Sono piccole storie che risultano particolarmente avvincenti quando l’autore si sofferma su particolari minimi. A Curzola “una piccola camera co’ el comodo de cuzina”, a Venezia “un vicolo costretto da un barbacàn”, nella Laguna di Grado “la passarella che divide la sua laguna in palù de sora (a oriente) e palù de soto (a occidente)”, a Orsera dove la bianca pietra d’Istria “regna padrona, candida o trapuntata dalla muraiola”, a Pirano “davanti al vicolo c’è un albero di fico nato in una sconnessione tra il selciato e il muro della casa”. E così di luogo in luogo Ganz cuce, come un vecchio mastro velaio, piccoli pensieri su quella grande vela che è la storia. Tra i diversi ferzi della storia urbana adriatica raccontata da Paolo Ganz, tre importantissimi sono Pola, Zara e Spalato, legate storicamente alla riva occidentale. Pola è città romana, presenza indelebilmente testimoniata dall’Arena, una delle più spettacolari giunte sino a noi, e da altre architetture. L’immagine medievale di Zara, orrendamente sfigurata nella seconda guerra mondiale, rimane scolpita sulla bianca facciata della Chiesa di Santa Maria del Giglio a Venezia, insieme ad altre importanti roccaforti d’oltremare. Oggi la città offre un’immagine novecentesca, con alcuni intarsi di insuperata bellezza, come quello bizantino della Chiesa di San Donato. A Spalato è invece rimasto integro e vivissimo il Palazzo di Diocleziano, un capolavoro di architettura e socialità in continuo divenire. Fu voluto nel III secolo d.C. come ultima dimora da Diocleziano, un imperatore insieme abile, severo, umile e spietato, capace di abdicare dopo 21 anni e nel pieno del suo potere. Il suo Palazzo, che è un piccolo borgo fortificato, è oggi il cuore pulsante della città dalmata.

Le mille storie di queste città e dei tanti altri piccoli paesi dell’oriente adriatico, al pari dei moli bagnati da acque cristalline e dalle pinete che ombreggiano le rive, sono un’irresistibile attrazione che ogni anno ci fa mettere la prua verso est, con la speranza di riempire le vele di un buon Maestrale.

Paolo Ganz, 2014.

“Piccolo taccuino Adriatico”

Mare di Carta, Venezia;

pp 130, € 16,50.

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