Tra balene e delfini la nostra rotta sull’Atlantico

Rimini

SANTA LUCIA. A.R.C.: Atlantic Rally for Cruisers, una regata aperta a tutti di 3.000 miglia da Las Palmas di Gran Canaria fino a Santa Lucia, isoletta caraibica dall’altra parte dell’oceano. È per molti di noi un’occasione di fare la traversata atlantica in sicurezza ma senza rinunciare all’avventura.

Jimmy Cornell, l’ideatore di questa bella regata, la sa lunga riguardo l’animo umano, dandoci modo di poter vivere e raccontare la navigazione oceanica senza pagarne un prezzo estremo di fatiche e sudori.

Sia ben chiaro, all’A.R.C. si può partecipare a diverso livello: dai semi-principianti ai professionisti. Contro quest’ultimi c’è poco da fare. Barche da regata d’altura super-performanti, equipaggi coi bicipiti degni di Braccio di Ferro, tattici con un computer al posto del cervello.

Barca francese

La nostra barca è Orsa, un ketch di 19 metri, costruita in Francia dal cantiere Amel e noi “Orsetti” ci siamo adoperati in tutto per velocizzarla nelle sue miglia nautiche ripagandoci di ottime soddisfazioni di classifica: primo posto in categoria Cruising B e sedicesimi assoluti.

Dopo fervidi preparativi siamo partiti carichi di voglia di navigare in un’atmosfera pre-regata piacevole con innumerevoli occasioni d’aggregazione agli altri equipaggi: corsi di navigazione d’altura, simposi riguardanti le previsioni meteo, dimostrazioni pratiche sulla gestione dell’emergenza, pronto soccorso e sicurezza in mare e naturalmente... cocktails. Ci sono molti bar nel porto di Las Palmas, Gran Canaria, ma ce n’è uno in particolare che sembra la trasposizione di una tortuga dei pirati, già lì era cominciata una certa competizione.

Partenza dalle Canarie

Abbiamo lasciato la linea di partenza domenica 25 novembre con una tensione che si tagliava col coltello, primo start per 35 catamarani, poi le 22 barche racing (quelle veloci), infine il grande gruppo delle 110 barche cruising di cui facciamo parte.

Le prime miglia sono state senza storia con pochissimo vento e il gruppo compatto dei partecipanti che si sgranava. Poi è cominciato il duello fra i bollettini meteo e le marcature sul tracking. Stefano e Patrick hanno cercato la rotta migliore per trovare il vento che si era reso irreperibile. Fra i due era iniziata una consultazione dalla quale di tanto in tanto uscivano strane parole e formule magiche quasi fossero sciamani dei tropici.

Fatto sta che le scelte “sciamaniche” hanno funzionato, malgrado le continue sostituzioni e strambate di vele dovute a continui salti di vento sempre comunque portante (favorevole): siamo stati capaci di tenere a bada barche che mettevano paura solo a vederle: più grandi, più leggere, insomma più cattive.

Tanti le belle esperienze che custodiremo nei nostri ricordi: i delfini, due balene che ci hanno "scortato" per qualche minuto sulla nostra prua, i pesci volanti presi e mangiati, i groppi di vento con le abbondanti piogge, le "praterie" dei Sargassi e, ovviamente, l'arrivo vittorioso ai Caraibi.

* velista e skipper riminese

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