La “libellula” Coch y Bondhu ora mette la prua verso l’Atlantico

Rimini

RIMINI. Ci sono storie tanto belle che sarebbe un peccato interrompere. “Coch y Bondhu” è un ketch bermudiano del 1936, costruito in Inghilterra per conto di Major Astor, editore del Times. Ha un lungo passato fatto di momenti spensierati come le regate nel Solent o momenti drammatici quando servì per la ritirata britannica da Dunkerque nella Seconda Guerra mondiale. Ha navigato nelle acque fredde del Nord Europa e in quelle calde del Mediterraneo, passando di mano in mano dall’armatore di turno.

Un’inglese rinata a Rimini

Ma, come suggerisce il nome della barca (che in gaelico significa “rosso e nero”, e che più precisamente è la libellula usata per la pesca sull’acqua) è riuscita con leggerezza a superare lo scorrere dei decenni senza perdere il fascino che aveva sin dall’inizio. Tutto merito dell’armatore riminese Paolo Zangheri, uno dei titolari della Ipir di Rimini, e delle maestranze navali riminesi. La barca, che era ormai in stato di abbandono, è passata prima al Cantiere Carlini e poi al Cantiere Adriatico dei fratelli Fabio e Marco Tosi che nel 2008 ha realizzato un restauro integrale rispettoso delle caratteristiche storiche dell’imbarcazione

Rotta sui Caraibi

Negli ultimi mesi il Cantiere Adriatico ha realizzato dei lavori (rinforzato gli osteriggi, sostituite le prese a mare, montato un cavo satellitare, ecc.) che permetteranno a “Coch y Bondhu” di prendere parte, sotto il guidone dello Yacht Club Rimini, alla Panerai Transat Classic del 2019, una regata per barche d’epoca che si svolge fra Lanzarote (Canarie) e Saint Kitts (Caraibi), una traversata di tremila miglia nell’oceano Atlantico con partenza l’8 gennaio.

Una storia che continua

Nei giorni scorsi il varo e l’ormeggio al Marina di Rimini. «Ai primi di agosto», spiega Paolo Zangheri, che sarà al comando di un equipaggio tutto riminese, «lasceremo Rimini per il lungo trasferimento verso le Canarie. Era un po’ che ci pensavo. Fare una traversata oceanica per me è sempre stato un sogno e farlo con una barca del 1936 è una cosa fuori dal comune.

Navigare sulle barche d’epoca è meraviglioso. Non sono comode come le barche moderne ma sono più marine. All’inizio mi sono innamorato delle linee classiche di Coch y Bondhu. Poi, tutte le volte che abbiamo incontrato condizioni di mare difficili abbiamo notato come la barca si sia trovata a suo agio (molto più di noi dell’equipaggio...) e abbiamo imparato a conoscerla meglio e ad apprezzarne le qualità. Dopo la traversata vorremmo restare un po’ ai Caraibi per prendere parte alle regate che si svolgono da quelle parti. Coch y Bondhu è del 1936 e ha vissuto tante situazioni diverse. Noi cerchiamo di proseguire la sua storia arricchendola di nuovi capitoli».

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