«Ero partito per un viaggio e ho fatto il giro del mondo»

Rimini

RAVENNA. Una passione nata per caso. Una malattia che ti porta a vedere la vita con un altro occhio. E poi la guarigione e la decisione di partire per un lungo viaggio. Solo che quel viaggio per il cinquantenne ravennate Michele Piancastelli è stato il giro del mondo in barca a vela, un progetto maturato un po’ alla volta, senza annunci roboanti, e con una barca del 1938 comprata per 30mila euro.

Michele è partito dal molo Dalmazia di Marina di Ravenna il primo luglio del 2009 (salutato dai genitori e dal figlio che era un ragazzino e che oggi ha 19 anni). Ieri si trovava a Bari in attesa di ripartire per compiere l’ultimo tratto che manca per tornare a casa.

«Ho scoperto la vela attorno ai 25 anni», racconta il nostro giramondo, «ero in vacanza ad Agropoli e passeggiando nel vecchio porticciolo vidi una barca in legno ormeggiata e la gente a bordo che stava mangiando alla luce di una lampada a petrolio. Fu una scena che mi colpì molto. Mi dissi: quando torno a casa voglio prendere la patente nautica. Tornai a casa e mi rivolsi alla Tst Soldati, la stessa società per la quale oggi collaboro».

Nel corso degli anni Michele ha fatto tante esperienze, una che lo ha segnato nell’animo è stata la malattia quando scoprì di essere malato di leucemia. In certi momenti il mondo sembra di crollarti addosso. E allo stesso tempo ti senti leggero e libero e desideroso di assaporare la vita fino in fondo quando il male se ne va, in questo caso grazie al trapianto di midollo osseo reso possibile da un donatore.

«L’idea di un lungo viaggio in barca penso sia nella testa di tutti i velisti. Quando sono guarito ho sentito che il sogno era a portata di mano. Non ho detto: faccio il giro del mondo. Mi sono detto di andare avanti passo dopo passo. Magari sarei potuto tornare dopo un mese. E invece...».

E invece la barca “Altrove” lo ha portato oltre Gibilterra. E’ sceso verso le Canarie e Capo Verde. Ha attraversato l’Atlantico fino ad Antigua e ha passato il Canale di Panama per gettarsi nel Pacifico. Galapagos, Isole Marchesi, Figi, Nuova Zelanda... E poi ancora Indonesia, Thailandia, Chagos, Sudafrica, Sant’Elena, Brasile, Azzorre e di nuovo Gibilterra.

Lo scafo è in acciaio ed è stato costruito nel 1938 nei cantieri Riva Sarnico. Un amico di Michele lo trovò abbandonato in un capannone a Livorno. Lo comprò e lo rimise a nuovo. «Io la barca l’ho comprata nel 2006 dal mio amico Lucio Cervellati che l’aveva già sistemata a puntino. Lui era bravissimo in queste cose. oggi purtroppo non c’è più e ci tengo a dire che il mio viaggio è stato possibile anche grazie a lui».

Lunghezza 11,62 metri. Larghezza 3,09. Decisamente più stretta rispetto agli scafi oggi in commercio. Peso di 6 tonnellate. Pescaggio di soli 1,35 metri. «Ho preso un gioco di vele nuovo. Ho sostituito sartiame e arridatoi, preso un salpa ancore nuovo e soprattutto ho comprato un timone a vento che è fondamentale per i velisti che vogliono navigare tanti giorni in mare aperto. In Nuova Zelanda ho montato dei pannelli solari. Ho sempre optato per la semplicità perché come diceva il grande navigatore solitario Bernard Moitessier: meno cose hai meno se ne possono rompere».

In tutti questi anni Michele ha conosciuto tanta gente e in alcune occasioni ha navigato in compagnia. Per tre volte è tornato a casa. Una volta per lavorare per durante la stagione estiva europea. L’ultima per stare accanto al padre malato prima che morisse.

Giro del mondo roba da ricchi? «Ho visto di tutto. Io sono riuscito a stare dentro un budget di spesa di circa 500 euro al mese. Ma c’è chi riesce a spendere anche meno. Non sono quasi mai stato nei marina ma sempre all’ancora usando il tender per andare a terra. Ho visto gente che navigava su barche di poco più di 9 metri come giramondo su barche lunghissime e costose. In posti come la Thailandia o la Malesia spendi di meno. In Nuova Zelanda, Australia e Polinesia siamo più vicini ai livelli dei prezzi dell’Europa. Ma dipende da te. Se ti fai da mangiare a bordo spendi poco. Se vai spesso al ristorante spendi di più». (p.c.)

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