Zambelli alla Ostar sulla rotta dei velisti che hanno fatto la storia

Rimini

RIMINI. E’ la regata che ha legato il suo nome ai grandi della vela del secolo scorso, da Francis Chichester a Eric Tabarly, ed ha aperto la strada alle lunghe traversate dei navigatori solitari. La Ostar è il nuovo obiettivo di Michele Zambelli, il giovane velista forlivese, che ha lasciato la classe Mini per cimentarsi con una nuova sfida. La partenza è prevista il 29 maggio del 2017. Si salpa da Plymouth (Inghilterra) e si arriva a Newport (Usa) dopo tremila miglia di Atlantico.

Michele, si cambia genere. Dopo tanti anni di Classe Mini 650, adesso abbiamo a che fare con una barca più grande.

«Grazie allo sponsor Illumia che continua a sostenere la mia attività, ho preso in affitto per due anni un Class 9.50 progettato da Samuel Manuard. E’ il Tenace che fu autocostruito da un amico, Alessandro Bruno. Purtroppo poco dopo aver finito i lavori Alessandro è morto sciando. Era uscito su quella barca pochissime volte. Da quel momento la barca è rimasta a Genova e dopo diverse utilizzazioni è rimasta ferma».

Rispetto alla MiniTransat, che tu hai fatto due volte, nella Ostar si attraversa l’Atlantico con una rotta più settentrionale.

«E’ una regata con un fascino particolare. Ne ho parlato anche con Cino Ricci che mi ha incoraggiato. E’ una regata epica, vi hanno preso parte miti della vela come Tabarly, fa parte della storia dei solitari. E ancora oggi si cerca di dare la possibilità a tutti di prendervi parte. Ci sono barche da regata ma anche da crociera. Le classifiche sono divise per categorie in base alla lunghezza. Cercavo uno stimolo forte e qui l'ho trovato. A differenza della MiniTransat qui ci si deve confrontare con il computer, con i software di navigazione, il routage, si devono scaricare tutte le informazioni meteo, puoi chiamare terra ma non puoi farti fare le rotte...».

Quanto dura?

«Ci vorrà una ventina di giorni. La rotta differente fa sì che mentre prima si lottava con l’Anticiclone delle Azzorre e si navigava soprattutto con venti portanti, in questo caso si lotta con le depressioni del nord Atlantico e devi stringere un po’ più il vento. A nord hai i banchi di Terranova (per intenderci quelli del film “La tempesta perfetta”), dove le onde si alzano e frangono, e gli iceberg. A sud devi combattere con la Corrente del Golfo che è contraria alla tua rotta. Saranno le previsioni meteo a suggerire la rotta».

E nel frattempo?

«Mi toccherà imparare l’inglese! La barca la sto portando a Rimini perché questa estate conto di fare delle regate in Adriatico (la Ostar richiede comunque mille miglia di qualifiche). Poi porto avanti il progetto “Tribù del vento”».

Di cosa si tratta?

«Siamo un gruppo di persone che vive la vela allo stesso modo, ispirata dall'andare per mare con barche leggere e non impegnative economicamente, votate alla spartanità e ai pochi comfort. Una vela fatta di navigazione e non di aperitivi. La base è al Marina di Rimini (per le info sulla scuola di vela d’altura www.tribudelvento.it, ndr)». 

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