Alto Adriatico, la cultura sul portolano

Rimini

 

La rivoluzione digitale ha profondamente modificato anche il modo di navigare. Sul tavolo da carteggio, un vero e proprio altare di bordo, dove venivano utilizzate sacre carte, venerate scritture e attrezzi di culto quali squadre e compassi, oggi troviamo solo tastiere, monitor e touch screen.

Malgrado ciò immutato rimane il fascino dei portolani, soprattutto di quelli culturali, come quello pubblicato recentemente da Mare di Carta: “Navigare in Alto Adriatico”, di Niki Orciuolo e Andrea Cappai (pp 160, euro 19,50). Un volume che, sulla scia del successo di “Navigar in laguna. Fra isole, fiabe e ricordi” (pp 160, euro 18,00) giunto alla 5^ edizione, invita a visitare per mare il Golfo di Trieste, quel remoto e splendido ultimo angolo settentrionale dell’Adriatico. Le acque e le coste comprese tra Grado e Punta Salvore, oggi finalmente unite sotto la bandiera europea, sono state per millenni teatro di continui scambi commerciali e guerreschi, di vicende pescherecce e culturali, in un intreccio che, a fasi alterne, ha creato ricchezza o dispensato sconforto. Al centro di questo spazio acqueo mitteleuropeo, sia geograficamente che culturalmente parlando, c’è Trieste, porto e capitale indiscussa fin dal Settecento.

«Da Trieste si naviga generalmente a vista e, in una giornata di discreta visibilità, l’occhio può spaziare... su tutto il Golfo», ci ricordano in apertura gli autori che avviano proprio da questo porto baricentrico il loro racconto. Se l'autonomia della città risale al 1382, è nel 1719, con l'istituzione del Porto Franco voluto dall'Austria, che Trieste diventerà una delle protagoniste della storia mediterranea. Passando a tempi più recenti, inevitabile è l'accenno alla “Barcolana”, appuntamento velico d'ottobre, imperdibile per tutti gli appassionati che a decine di migliaia regatano nel Golfo dal 1969, anno della prima edizione.

Il viaggio letterario prosegue verso ovest alla volta di Grignano e del Castello di Miramare, rifugio di Massimiliano d'Asburgo e di tutti quelli che si vogliono mettere in salvo dalla Bora, l'unica vera regina del Golfo. Con la prua sempre rivolta a ponente si incontrano tanti altri luoghi carichi di fascino: Santa Croce, Aurisina, Sistiana, Duino e poi le foci del Timavo, luogo misterioso e seducente fin dall'antichità. Dopo di che la costa diventa bassa e sabbiosa; la linea di riva si perde in un dedalo di foci e lagune entro cui ancora oggi è facile smarrirsi, sempre con inaspettate scoperte. Se la storia di Monfalcone, polo cantieristico d'eccellenza, è relativamente recente, antichissima è quella di Aquileia e del suo porto: Grado. Entrambe città importanti già in età romana, le cui vicende si intrecciarono con quelle di Venezia che ne raccolse l'eredità, religiosa, artistica e commerciale.

Se invece da Trieste si mette la prua verso oriente, allora già dalla vicinissima Muggia, ogni pietra e mandracchio racconta qualcosa della Serenissima. Capodistria, Isola, e Pirano sono tre gioielli istriani, ricchissimi di palazzi e monumenti di età veneziana. Ancora oggi il libro chiuso, in segno di guerra, che stringe il Leone di San Marco posto sulla facciata del Municipio di Muggia ci ricorda che questa è stata per secoli linea di confine tra la Repubblica veneziana e l'Impero austriaco.

Il portolano si chiude idealmente a Punta Salvore, il capo più occidentale dell'Istria, dove dal 1818 risplende la luce del faro monumentale, il più antico dell'Adriatico, inaugurato alla presenza dell'imperatore Francesco I. Nel libro non mancano consigli pratici per il diportista che, magari sfogliandolo in queste grigie giornate d'inverno, potrà sognare e pianificare le sue luminose navigazioni estive verso una costa meno battuta rispetto l'Istria meridionale e la Dalmazia, ma altrettanto affascinante.

Niki Orciuolo, Andrea Cappai, 2012. Navigare in Alto Adriatico. Mare di Carta, Venezia; pp 160, € 19,50.

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