Il camion sul quale lavorava e dal quale è caduto in circostanze misteriose è risultato a norma. Allo stesso modo, il meccanismo per limitare la velocità del mezzo quando l’operatore viaggiava sulla pedana posteriore durante la raccolta dei rifiuti, funzionava correttamente. Infine l’improvviso malore che ha portato il netturbino alla caduta dall’appiglio esterno, non era prevedibile né riconducibile a patologie non idonee a quel tipo di impiego. Questi gli elementi principali che hanno portato la Procura a chiedere l’archiviazione per la morte di Davide Cardelli. L’operatore ecologico 39enne, originario di Riolo ma residente a Solarolo, padre di due figli, era stato soccorso il 24 aprile scorso durante l’orario di lavoro a Casola Valsenio e portato all’ospedale “Bufalini” di Cesena. Era morto dopo alcuni giorni.
Per fare luce sulle cause il sostituto procuratore Angela Scorza aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo, disponendo l’autopsia per accertare le cause della morte e una consulenza tecnica sul camion; indagato, in prima battuta, il datore di lavoro del defunto,vale a dire illegale rappresentante dell’azienda faentina che si occupa della gestione dei servizi ambientali per Hera. All’esito delle verifiche, tuttavia, per il pm non ci sono elementi rilevanti circa eventuali responsabilità penali.
Assunto da pochi giorni
Cardelli era stato assunto da due giorni appena. Era l’operatore che raccoglie i bidoni dell’immondizia e che, tra un cassonetto e l’altro, staziona sulla pedana posteriore del camion azionando con il piede un meccanismo che impedisce al mezzo di superare i 30 chilometri orari. La visita medica preventiva lo aveva ritenuto idoneo, pur segnalando che il 39enne soffriva di una rara patologia cardiaca, ritenuta comunque a uno stadio non rischioso.
Quel tragico martedì erano le 13.30 quando il collega alla guida del camion, percorrendo via Gramsci a Casola Valsenio, ha guardato dallo specchietto retrovisore accorgendosi che l’operatore non era in piedi sulla pedana. Ha invertito la marcia tornando indietro, trovandolo accasciato a terra, privo di sensi. Il conducente ha dato l’allarme, chiedendo anche aiuto ai residenti, tra i quali, un’infermiera fuori servizio, che per prima è intervenuta nel tentativo di rianimare il netturbino. Apparso gravi fin da subito, con traumi in più parti del corpo, Cardelli poi è stato soccorso e trasportato a Cesena, dove, per un aggravamento delle sue condizioni, è morto dopo alcuni giorni.
Affidata al medico legale Matteo Tudini, l’autopsia ha attribuito la morte ad arresto cardiaco, ma senza attribuirne una connessione diretta alla patologia cardiaca di cui soffriva il 39enne. Parallelamente, anche gli accertamenti meccanici sul camion hanno rilevato che la pedana posteriore limitava come previsto la velocità del mezzo se premuta con il peso dell’operatore. Da qui la decisione di chiudere l’indagine.