Neil Young - Harvest (50th Anniversary)

Mettere questa vita in musica è sempre stato l’obiettivo di Neil Young. E lo ha perseguito senza mai avere paura di sbagliare, non rinnegando nulla delle sue scoperte, dei suoi errori, consapevole che l’unica strada da percorrere, per scrivere la storia del rock, fosse quella della passione e della libertà. L’artista canadese ha realizzato dischi che nel bene e nel male hanno segnato, raccontato, illustrato, appassionatamente immaginato, le epoche, le stagioni, i tempi della cultura giovanile e soprattutto della musica. “Harvest - 50th Anniversary” - che include, tra l’altro, tre outtake inedite, uno show alla BBC del 1971 e un documentario di due ore sul making of - celebra uno dei suoi lavori più significativi. Un capolavoro del country-rock, con canzoni che dopo 50 anni continuano ancora a commuovere.

Brani in cui si ritrovano quelle che si sono rivelate le prerogative migliori del musicista nato a Toronto: l’interesse per una dimensione acustica fortemente connessa alle radici della musica tradizionale americana e la capacità di parlare la lingua del country senza mai confondersi con chi spaccia la nostalgia attraverso il conservatorismo; l’assoluto dominio della melodia; un modo di suonare la chitarra elettrica caratterizzato da un’espressività travolgente, in grado di trasformare l’energia interiore in materia fisica, vibrante; la creazione di un impianto lirico sempre in bilico tra analisi dei sentimenti ed impegno politico e sociale [“Credo che farò i bagagli e comprerò un pick-up / Lo porterò giù fino a L.A. / Troverò un posto tutto mio e cercherò di sistemarmi / Inizierò un nuovo giorno / La donna a cui sto pensando / Mi ha amato moltissimo / Ma oggi sono così giù / È così raffinata, ce l’ho in mente / Sento che mi chiama / Guarda il ragazzo solo fuori per il weekend / Che cerca di metterlo a frutto / Non riesce a esternare la gioia / Tenta di parlare / E non riesce neanche a parlare” (Out On The Weekend); “Voglio vivere / Voglio dare / Ho fatto il minatore per un cuore d’oro / Sono quelle cose / Che non esprimo mai / Che mi fanno continuare a cercare un cuore d’oro / E sto invecchiando / Mi fanno continuare a cercare un cuore d’oro / E sto invecchiando / Sono stato a Hollywood / Sono stato a Redwood / Ho attraversato l’oceano per un cuore d’oro / Ce l’ho in mente / È un’idea così bella / Che mi fa continuare a cercare un cuore d’oro / E sto invecchiando / Mi fa continuare a cercare un cuore d’oro / E sto invecchiando” (Heart Of Gold); “Ti ho beccato a bussare alla porta della mia cantina / Ti amo, piccola, posso averne ancora un po’ / Ooh, il danno fatto / Sono andato in città e ho perso la mia band / Ho visto l’ago prendersi un altro uomo / Andato, andato, il danno è fatto / Canto questa canzone perché amo l’uomo / So che qualcuno di voi non capirà / Spillare sangue per non restare a secco / Ho visto l’ago e il danno fatto / Ce n’è una piccola parte in ognuno / Ma ogni junkie è come un sole al tramonto” (The Needle And The Damage Done); “Stavo parlando con il predicatore / Disse che Dio è dalla mia parte / Poi mi imbattei nel boia / Disse ‘è ora di morire’ / Devi raccontare la tua storia, ragazzo / Lo sai il perché / Sei pronto per il Paese / Perché è ora di andare / Sei pronto per il Paese / Perché è ora di andare” (Are You Ready For The Country?)].

Poeta dell’intimo, dalla vocalità personalissima (un falsetto tremulo, palpitante…), Young è stato capace, come dimostrano le canzoni di “Harvest”, di raccontare pericoli e amori, storie di droga pesante e teatri dell’anima, vite collettive e piccoli aneddoti, facendo diventare il tutto Storia.

“Young - ha scritto Ernesto Assante a proposito di ‘Harvest’ e, più in generale, della musica del songwriter canadese - è un autore eccezionale e, soprattutto, un chitarrista unico, dotato di una creatività inarrestabile che lo rende l’ultimo grande figlio di Hendrix. Non ha una grande tecnica ma il suo stile è davvero inimitabile. Per lui la chitarra è, alla fine, lo strumento attraverso il quale mettersi in sintonia con il lato più profondo dell’anima, è la sua vera voce, che trova spazio in assoli interminabili, che contengono il vero segreto del suo rapporto con la musica. Quando Young suona la chitarra elettrica, in maniera rumorosa e sorprendente, il mondo intero sembra fermarsi attorno ai grappoli delle sue note e il distorsore si trasforma in uno strumento di creazione divina. Non è veloce, non è spettacolare, non è pulito né educato, eppure quando si lancia in un assolo non c’è chitarrista rock che possa tenergli testa”.

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