Natura e libertà, il mondo Gravel alla conquista del cicloturismo

RIMINI. «Se aspettiamo che ci asfaltino per bene le strade hai voglia… Meglio cambiare la bici!» Ecco qua uno dei motivi che spiegano il boom delle biciclette Gravel. Solo uno, però, e neanche il più importante. In realtà dietro a quello che è il fenomeno esploso negli ultimi anni c’è una filosofia diversa dell’uso delle due ruote. Più cicloturismo e meno agonismo. Più pause e meno frenesia. Più lentezza. Più natura. Più silenzio. Più occhi a guardare il panorama e meno sul computerino a leggere la velocità…

A usare le parole con l’accetta si potrebbe dire che la Gravel è la via di mezzo fra la mountain bike e la specialissima da corsa da strada. Un mix fra robustezza e comfort sul fuori strada e prestazioni sulla strada asfaltata. Ma anche qui si rischia di essere riduttivi. Dal punto di vista tecnico la Gravel non ha gli ammortizzatori ma ha cerchi e pneumatici più larghi rispetto a quelli della bici da strada e rispetto a quest’ultima anche una geometria più confortevole e più adatta a chi vuole fare lunghi viaggi senza spaccarsi la schiena.

«Avevo la bici da strada e la mountain bike. Le ho vendute e ora uso solo la Gravel», spiega Luca Masini, 44 anni, riccionese, guida ciclistica, tracciatore di percorsi. «Non mi interessa l’aspetto agonistico e quindi è la mia bici ideale. Quando esco so che posso andare sia sull’asfalto sia sullo sterrato. Sono convinto che in Romagna può avere anche un forte sviluppo dal punto di vista turistico. Le strade bianche le abbiamo anche noi e quel che organizzano in Toscana si può fare anche fra la Romagna e le Marche. Pensi che a me è capitato anche di organizzare un giro dalle nostre parti per clienti che arrivavano dalla Toscana!».

I percorsi in Romagna

La Toscana ha spinto molto sugli eventi Gravel ma anche la Romagna si muove. Sul sito Romagna bike vengono proposti una quarantina di percorsi. «É’ un mondo che andava già forte ed è esploso dopo la pandemia, partito da paesi come Germania, Austria, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti», spiega Andrea Manusia, project manager di Apt servizi per il cicloturismo. «Per questo stiamo facendo diversi educational tour utilizzando questo tipo di bici. Ci sono hotel che lavorano col cicloturismo che hanno già una trentina di Gravel per il noleggio. Insomma è un settore che può avere un ulteriore grosso sviluppo perché ti dà molta libertà. Puoi fare per esempio un percorso che si sviluppa su strada e magari solo per il 30% sullo sterrato scegliendo i percorsi più belli, più panoramici, più a contatto con la natura, meno trafficati»…

Il negozio che noleggia

«Noi crediamo molto al settore Gravel», dice Cecilia Mendes, titolare di “Via Panoramica”, tour operator e negozio a Gabicce Monte dove oltre a programmare viaggi e vacanze mette a noleggio una quarantina di mezzi. «Sono biciclette con meno prestazioni ma con maggiore versatilità. Permettono di fare bene i viaggi, di adattarsi a terreni diversi, di disporre anche dell’uso di strade secondarie, quelle per intenderci che hanno poca manutenzione. Non solo, hai due bici in una: cambiando i copertoni la rendi più adatta alla strada o più allo sterrato. In altre parole ci guadagni in libertà e ti gusti molto di più la tua uscita in bici».

Come reagiscono le persone? «Da quando nel 2020 abbiamo iniziato a proporre le Gravel il noleggio delle bici da strada è calato del 50% a tutto vantaggio di questo nuovo tipo di bici. Ormai sono le più richieste assieme alle mountain bike elettriche. Qualcuno le prova magari per due o tre giorni e fa un viaggio breve prima di decidere l’acquisto».

Jovanotti e la bici made in Forlì

Il forlivese Augusto Gus Baldoni, 50 anni, le bici Gravel le costruisce. Ha girato il mondo in bicicletta e almeno tre dei suoi viaggioni li ha fatti con Jovanotti: Pakistan e Cina, Cile e Argentina, Colombia ed Equador (Aracataca la serie tv della Rai). «Noi abbiamo creduto al Gravel dall’inizio e oggi si può dire che sotto questo concetto ci sono bici di diverso tipo. Si va da chi fa il viaggio lungo come quelli fatti da me e Jova (su bici in acciaio costruite da me appositamente) a chi cerca anche la performance perché partecipa ai tanti circuiti che stanno nascendo ovunque. Dopo il covid, il fenomeno è esploso perché viene visto giustamente come un modo di vivere con maggiore libertà il proprio tempo libero, la propria vita. E io che ho girato il mondo lo posso dire: noi in Romagna abbiamo tanti di quei percorsi per andare con la Gravel che non hanno niente da invidiare a nessuno, compresa la Toscana che è bellissima»

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P.s.: si avvertono i lettori che l’autore dell’articolo è uno stradista convinto… anzi no, comincia ad avere qualche dubbio.

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