Natalini. Grande sindaco, ma sull'eolico sbagli

Editoriali

Caro Sindaco di Rimini, passerai alla storia come un grande sindaco, che ha trasformato Rimini, perseguendo con visione, coraggio e determinazione un disegno che l’ha resa molto più bella, vivibile e attraente. Proprio per questo, affrontando con un approccio costruttivo e non distruttivo il progetto di parco eolico, avevi l’occasione di intestarti con lungimiranza (come fece Giorgio Zanniboni decenni fa con la Diga di Ridracoli sull’altrettanto strategica risorsa rappresentata dall’acqua) il tema della transizione energetica ed ecologica che inevitabilmente cambierà l’economia e la società, inclusi gli stili di vita, e quindi il paesaggio in Italia e in Europa in questo secolo.

ome sai, l’agenda europea sul clima prevede l’abbattimento del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030; il Parlamento Europeo ha recentemente votato a maggioranza per elevare al 60% tale obiettivo. Per raggiungerlo l’Italia deve aumentare di circa 6 volte l’anno l’attuale livello di crescita dell’energia rinnovabile; e che dire del 100% di energia elettrica rinnovabile entro il 2035 nella nostra Regione? Se ognuno, di fronte a questi obiettivi sfidanti, difendesse il proprio giardino e stato di eccezione e si scatenasse una spirale dell’irresponsabilità e dello scaricabarile, come e dove si realizzerebbe la radicale transizione verso un nuovo modello di sviluppo (e quindi energetico) di cui abbiamo urgentemente bisogno? Siamo l’unico Paese al mondo che ha posto la tutela del paesaggio nella propria Costituzione (art.9) , anche se poi l’ha dimenticato nelle concrete politiche e pratiche quotidiane di uso del suolo, ma l’amore per il paesaggio non è solo una nostra prerogativa: le verdi campagne inglesi sono un elemento identitario anche per i sudditi di Sua Maestà, immortalate nei paesaggi onirici del pittore William Turner. La Gran Bretagna è circondata dal mare, fa della sua insularità il proprio tratto distintivo, ma ciò non ha impedito a Boris Johnson di darsi il traguardo di fare del Regno Unito l’Arabia Saudita dell’offshore entro il 2030, per alimentare tutte le abitazioni dei britannici con energia pulita. La cura del paesaggio e della natura ha un ruolo enorme nella cultura tedesca (si pensi al romanticismo) e in genere dei paesi nordici, ma ciò non gli ha impedito di diventare i leader in Europa dell’energia rinnovabile, e quindi di essere già nel futuro. Il grande architetto del paesaggio, l’olandese Dirk Sijmons, ha definitivo le pale eoliche “un monumento dei tempi nuovi”. Sono d’accordissimo con lui: il cittadino tedesco, francese o russo, ma anche milanese o torinese, alle prese con estati sempre più roventi e siccitose (nella famosa estate del 2003 mi trovavo nella mitica Friburgo, con 38° di temperatura, invivibile), e terreni agricoli spesso aridi e lunari, si sentirebbe attratto, o perlomeno rassicurato, da una destinazione turistica che ha mostrato un senso di responsabilità reale e concreto, non a parole, verso l’attuale e soprattutto le future generazioni. Le pale eoliche, lo vedi già in qualche spot pubblicitario, sono già un’icona della transizione verde, e sarebbero, a mio modesto avviso, perfettamente integrabili e funzionali alla tua efficace narrazione su Rimini. D’altra parte, le più recenti indagini di Eurobarometro confermano che oltre il 90% dei cittadini europei considera il cambiamento climatico un problema reale verso il quale è urgente intervenire. Nella tua dichiarazione di lunedì scorso hai proposto come alternativa un piano nazionale, regionale e locale per l’utilizzo di milioni di mq di tetti ed altre superfici. È un’ottima idea. Tenendo conto, però, delle ore annuali di irraggiamento nel nostro territorio, servirebbero 377.989 tetti di abitazioni famigliari, senza tenere conto della necessità di accumulo per gli ovvi motivi di imprevedibilità della produzione, per produrre l’equivalente dell’energia pulita ottenuta dal parco eolico. È credibile raggiungere in poco tempo questo obiettivo? No. Quando il fotovoltaico era molto conveniente grazie agli incentivi iperbolici, la Provincia di Rimini, e alcune società private, tentarono di creare una piattaforma fotovoltaica sugli enormi tetti del Center Gros, con risultati molto modesti. In ogni caso il modello elettrico del futuro, come ha giustamente ricordato Confindustria Romagna, per far funzionare scuole, ospedali, la mobilità elettrica, i treni, i centri commerciali e quant’altro non potrà che basarsi su un mix tra grandi e piccoli impianti diffusi. Lo stesso idrogeno verde, che alcuni improvvisati esperti locali di energia espongono come alternativa al Parco Eolico, avrà bisogno di impianti basati su fonti rinnovabili per essere prodotto. Ma servirà ancora qualche anno: uno studio di SNAM e House Ambrosetti, scaricabile da Internet, evidenzia che nel 2000 il prezzo dell’idrogeno da rinnovabili era quaranta volte superiore a quello del petrolio; entro 5 anni diventerà competitivo. Gli stessi esperti improvvisati di cui sopra (tra cui il direttore di Confesercenti) parlano di sistemi energetici green più evoluti. Quali? È possibile conoscerli? L’eolico galleggiante è una tecnologia ancora sperimentale, che diventerà matura tra qualche anno. Nel caso riminese non esistono “i furbetti dell’eolico”, ma un’impresa che rischia in proprio. Certo, la società Energia Wind 2020 di Brescia sta investendo centinaia di migliaia di euro, nel pieno rispetto delle procedure di legge, per le varie attività preliminari, con l’aspettativa, del tutto legittima, di realizzare il progetto e quindi un guadagno. Ma ENI, Shell, Exxon, BP e compagnia bella sono forse dei filantropi? Chi fornirà a miliardi di persone il vaccino e le cure anti Covid-19 lo farà solo per spirito umanitari? Il progetto di cui si discute adesso (che peraltro mi risulta ancora in via di definizione/modificazione, e che sarà illustrato in un convegno digitale il 4 novembre nell’ambito di Ecomondo/Key Energy) non è stato concepito 15 o 20 anni fa. Nasce dai primi studi svolti dalla Provincia che installò un anemometro analogico sulla Piattaforma Azalea B, in accordo con Eni. I dati risultarono interessanti, ma da approfondire. Successivamente, attraverso un anemometro digitale, fornito in comodato in uso gratuito da Energia Wind 2020 alla Provincia nel 2012, proseguirono le misurazioni poi analizzate dall’Università di Bologna (che produsse un paper su una prestigiosa rivista inglese nel 2016), dimostrando che i venti del nostro Adriatico, non potenti ma costanti, erano adatti. Tutto è avvenuto alla luce del sole, con dibattiti in Consiglio Provinciale ed almeno due seminari pubblici. Non solo: la Regione Emilia-Romagna, come suo contributo alla Pianificazione dello Spazio Marittimo previsto dalla Direttiva Europea 2014/89/UE, ha pubblicato nel 2018 lo studio “Tra terra e mare”, che identificava tre aree idonee per l’eolico. Una di esse corrisponde in gran parte a quella prescelta dal progetto in questione. Il resto è storia di oggi. Poiché, come detto, serviranno grandi e piccoli impianti diffusi, la tua proposta di Forum sull’energia è funzionale alla costruzione del nuovo modello energetico, purché non sia un diversivo. Al Forum, però, il Comune di Rimini dovrebbe presentarsi con i risultati del suo PAES-Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile adottato nel luglio 2014, che prevedeva un taglio delle emissioni di CO2 del 22% entro il 2020, e con il nuovo PAESC-Piano di Azione Energia Sostenibile e Clima, previsto dal nuovo Patto dei Sindaci a livello europeo. Infine: resto convinto che se si facesse davvero un referendum e i cittadini (inclusi i cittadini temporanei, ossia i turisti) fossero correttamente informati (mostrando il rendering dell’impianto alle dimensioni reali, così come depositato agli atti in Capitaneria di Porto, e non quello ingrandito del 300%), la stragrande maggioranza dei cittadini voterebbe sì. Perché il sì significherebbe dare un contributo tangibile alla nostra indipendenza energetica, all’aria pulita e quindi alla nostra salute, alla decarbonizzazione. In ogni caso, se si arriverà alla VIA-Valutazione di Impatto Ambientale, tutti i portatori di interesse (gli albergatori, i bagnini, i pescatori, i turisti) saranno coinvolti nella valutazione medesima, per cercare un punto di equilibrio il più soddisfacente possibile tra tutti i vari interessi in gioco, inclusa la tutela della bellezza del nostro mare a cui tutti teniamo.
Con stima

*Esperto di istituzioni, politiche e programmi dell’UE

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