Natalini: finanza, clima, energia

Per avere una bussola orientativa nel mondo complesso in cui viviamo è molto utile conoscere come ragionano e quali rischi principali analizzano e considerano i grandi investitori internazionali. Secondo il Global Risks Report 2020, pubblicato all’inizio di quest’anno, prima dello scoppio della pandemia da Covid-19, i cinque rischi maggiormente “sentiti” dalle oltre 750 persone che hanno partecipato alla ricerca, tra esperti finanziari e decisori politici, dipendono dal cambiamento climatico.

Ai primi tre posti troviamo: gli eventi meteorologici estremi, con le loro conseguenze: danni alle proprietà e alle infrastrutture, perdita di vite umane; il fallimento delle azioni per combattere il cambiamento climatico da parte di governi e imprese; i disastri naturali causati dall’uomo (es. contaminazioni radioattive e perdite di petrolio). In un rapporto agli investitori, l’Agenzia di Rating Moody’s avverte che i livelli del mare continueranno a salire per decenni e anche se ciò avverrà gradualmente ciò contribuirà a rendere sempre più intensi e frequenti certi disastri naturali come tempeste, cicloni e allagamenti. Tutto ciò, secondo Moody’s, potrà avere impatti ad ampio raggio sulle economie di diversi paesi: danni alle infrastrutture, problemi sanitari, migrazioni forzate, tanto da mettere a rischio la stabilità finanziaria di lungo periodo. In tale contesto, BlackRock (che con 6.000 miliardi di dollari di risparmio gestito, quasi 4 volte la ricchezza nazionale prodotta in un anno in Italia, è il più grande gestore di risparmio al mondo) ha deciso di porre la sostenibilità ambientale al centro delle proprie strategie operative finanziarie. È di questi giorni la notizia che BlackRoick, la cui sede principale è a New York, ha pubblicato una lista nera di 244 società che non si stanno impegnando a sufficienza sul versante del clima e ambiente. Nel 2020 ha già espresso voti contrari, ad esempio contro la rielezione di membri del management, nei consigli di amministrazione di 53 società di cui Black Rock è azionista. Altre 191 società sono sotto osservazione. Il punto decisivo, secondo il mega gestore americano, è che bisogna includere il rischio climatico nel più generale rischio di investimento, valutando fattori come la sostenibilità ambientale e l’impatto sul clima delle diverse attività economiche ed industriali. Tra le società bocciate sul clima da BlackRock nel 2020 figura il colosso del petrolio ExxonMobil, al centro di uno scandalo alcuni anni fa per aver elargito cospicui finanziamenti a scienziati compiacenti per minimizzare e falsificare i dati sul ruolo delle attività umane nel cambiamento climatico. BlackRock sta rimuovendo dal proprio portafoglio tutti i titoli azionari/obbligazionari delle compagnie che ottengono oltre il 25% dei loro profitti dalla produzione di carbone e nella tradizionale lettera agli investitori dello scorso gennaio affermava di voler riorganizzare le proprie attività con un’attenzione crescente ai criteri ESG che includono gli aspetti ambientali, sociali e di corretta governance aziendale nelle decisioni di investimento. L’Agenzia Internazionale delle Energie Rinnovabili ha dichiarato nei mesi scorsi che per centrare gli obiettivi climatici posti dall’accordo di Parigi del dicembre 2015 occorre raddoppiare a 750 miliardi di dollari gli investimenti annuali in tecnologie pulite, dirottando sulle rinnovabili i capitali destinati carbone, gas e petrolio. Certo, non si tratta di filantropia climatica e ambientale: chi investe i propri capitali nelle rinnovabili lo fa anche per ottenere profitti. Ma il mondo più avveduto e innovativo ha già fatto la propria scelta. L’Emilia-Romagna e le nostre città romagnole, avanzate in molti settori ma arretrate sulla transizione energetica, devono urgentemente sintonizzarsi con il mondo nuovo che, seppure faticosamente, sta emergendo. «La crisi consiste nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati», scriveva nei “Quaderni dal carcere” Antonio Gramsci.
*Esperto di istituzioni, politiche e programmi dell’UE

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