Muti incontra i detenuti: concerto nel carcere di Ravenna

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«Qui voi fate un lavoro straordinario»: con queste parole Riccardo Muti ha preso la parola dopo il concerto dei “suoi ragazzi” della Cherubini nel cortile della Casa circondariale di Ravenna. Un appuntamento che si rinnova da quattro anni, nell’ambito dell’iniziativa “Musica senza barriere”, che porta la musica nei luoghi di cura, di recupero, di volontariato. Nella convinzione, sono parole del maestro, che «la musica non è solo un atto estetico, ma anche etico».

È difficile immaginare l’aspetto di un carcere, se non lo si è mai visto, e quanto quelle alte pareti, quei cancelli pesanti, quell’abbondanza di luci e di sguardi possa avere un forte impatto emotivo. Attraversare un lungo corridoio spoglio, arrivare nel cortile (dedicato allo sport, a giudicare dal campo da calcio di erba sintetica) e vedere questo gruppo di ragazzi seduti ad aspettare un evento importante: molti sono giovani, sembrano attenti ed emozionati. Ciò che colpisce subito è il rapporto che lega detenuti e guardie: l’atmosfera è rilassata, scherzosa, c’è reciproco rispetto, collaborazione.

L’arrivo del Maestro

L’arrivo di Riccardo Muti e delle autorità viene salutato da un lungo applauso, ricambiato dall’attenzione del maestro che si dirige subito al gruppo di detenuti e scherza con loro: «avete visto la partita?» e a uno di loro «Come sta lei? È ancora qua?». L’ensemble di musicisti della Cherubini – Elena Nunziante, Debora Fuoco, Gabriella Marchese ed Emanuela Colagrossi ai violini, Francesco Zecchi e Sergio Lambroni alle viole, Matteo Bodini al violoncello, Claudio Cavallin al contrabbasso e Federico Fantozzi al corno – regala al pubblico un bellissimo concerto sulle note de “I classici del rock”: gli arrangiamenti di Claudio Cavallin riscrivono le più note canzoni dei Beatles, brani dei Led Zeppelin (“Stairway to heaven”) e dei Guns ’n’ Roses (“Sweet child of mine”), fino ad una toccante versione di “Bohemian Rapsody” dei Queen. Alla fine del concerto, è la direttrice Carmela De Lorenzo a dare voce all’emozione e alla gratitudine: «serate come queste non sono assolutamente scontate e ancora meno in periodi duri come questo. Il maestro ci fa sentire dei privilegiati, da quattro anni è con noi per serate che sono davvero senza barriere». Muti si complimenta con i suoi musicisti, che hanno saputo affrontare un genere musicale lontanissimo da quello che frequentano abitualmente in orchestra: «questo genere è diverso ma importante: quando è di qualità, tutto è musica». Il maestro conclude la serata nel gruppo dei detenuti, a scherzare con loro e ad autografare programmi e magliette: «un vero rito», conferma la direttrice. È difficile comprendere le dinamiche sociali di un luogo così particolare e delicato come un carcere, e i fatti di cronaca recente fanno purtroppo immaginare situazioni spaventose e inumane. Gli applausi riservati dai detenuti al personale della struttura, dalla direttrice agli agenti di polizia, le attività in cui sono coinvolti, dai laboratori di teatro e pittura alla preparazione della pizza, fanno capire come a Ravenna ci si dedichi davvero al recupero e alla crescita personale di chi vive nella struttura. E tutto è racchiuso in quel saluto con la mano, quando la serata finisce e gli ospiti se ne vanno.

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