Musica romagnola: il meglio in tre cd con il Corriere Romagna

FAENZA. Il 1920 fu un anno fortunato per la creatività romagnola: mentre a Santarcangelo nasceva Tonino Guerra e Rimini dava i natali a Federico Fellini, a Castellina di Brisighella veniva alla luce Roberto Gilardi, che sarebbe poi diventato celebre proprio con il nome d’arte preso dalla frazione d’origine.
Nelle opere del poeta e del regista lo spirito della Romagna viene evocato tra nostalgica malinconia e vivido umorismo: elementi rintracciabili anche nei brani di Castellina, vero e proprio ritratto in musica di questa terra perennemente in bilico tra commedia e melodramma.
In uscita nel weekend con il Corriere Romagna
Il centenario di Castellina, che con il sassofonista faentino Giovanni Passi fondò negli anni Sessanta la mitica orchestra vincitrice di ben tre dischi d’oro, è stato lo spunto per la nascita di un progetto discografico in uscita questo fine settimana con il Corriere Romagna: “Faenza e’ mi paes. Suoni della Romagna” è un triplo cd prodotto dalle edizioni musicali Galletti-Boston, la prima realtà del suo genere apparsa in Romagna nel 1946 per iniziativa del fondatore, il violinista Angelo Galletti.
L’album vuole così essere un omaggio non solo a Castellina ma a tutta la galassia della musica popolare romagnola: accanto al nome del grande fisarmonicista compaiono infatti anche quelli di compositori come Paolo Ghinassi, detto “Palì”, e Carlo Ferrini, in arte “Cafer”. Ma non solo: scorrendo le tracce si può notare la presenza di artisti come il maestro Secondo Casadei, con i suoi primi valzer, o Domenico Martuzzi, ideatore insieme ad Aldo Spallicci delle Cante romagnole e amico di Pietro Mascagni.
“Polvere”
Il primo dei tre cd non poteva che aprirsi sulla traccia “Polvere”, canzone di Alberto Micheletti e Angelo Galletti nell’interpretazione dell’Orchestra Castellina-Pasi: lanciato da Giorgio Consolini nel 1954, questo tango dedicato alla fine di un amore godette di grande fortuna fino a contare più di settanta versioni diverse, tra cui va citata almeno quella di Fred Bongusto. Se il tango fu il ritmo prediletto di Castellina, capace di situarsi sul filo rosso che accomuna il Sudamerica alla Romagna, non vanno dimenticate le altre testimonianze degli esordi del fisarmonicista presenti in questo primo cd: si va dalle mazurche “La Peppina” e “La Lucciola” alla polka “Teresina (del mio cuor)” passando per il valzer “Attenti al cane”.
“Faenza e’ mi paes”
Il secondo volume dell’album contiene due dediche alla città delle ceramiche, immancabili dato il titolo “Faenza e’ mi paes”, concesso dall’assessorato alla Cultura con il patrocinio del Comune: si tratta dei brani “Faenza mia” (Ghinassi e Ferrini) e “Faentina” (Castellina). “Faentina”, qui interpretata dalla Alpisella Band, è un saggio dimostrativo di quella che fu l’abilità di Castellina: una polka dall’aria sorniona e vivace che ben rappresenta lo stile esecutivo dell’autore, definito «fisarmonica col cuore» per la capacità di porgere con passionalità e coinvolgimento melodie subito riconoscibili. Le tracce di questo cd consistono prevalentemente in pezzi strumentali e per l’occasione sono anche stati registrati brani che mai prima d’ora erano apparsi su supporto sonoro: note che erano rimaste impresse sugli spartiti per anni o addirittura decenni riprendono finalmente vita per essere ascoltate in una versione fedele alla stesura originale.
Gli anni Cinquanta
Ma la musica consente di viaggiare anche nel tempo, e così ecco che nel terzo cd dell’album si viene catapultati direttamente negli anni Cinquanta, in quell’atmosfera briosa tipica del secondo dopoguerra: nuovamente prevalgono i brani strumentali, declinati in una grande varietà di ritmi, dal cha cha cha all’hot-boogie, dall’hot-rock al twist fino a mambo, lento, e perfino le sigle di apertura dei concerti, per un quadro in cui spiccano i compositori faentini Galletti e Ferrini “Cafer”. A chiudere idealmente il cerchio aperto dalla prima traccia dell’album c’è la versione spagnola mix a ritmo di salsa di “Polvere”, “No queda nada”, con l’arrangiamento del chitarrista cubano Pedro Mena Peraza e la voce della solista jazz Paola Lorenzi.
The Blackmen e i Beatles
Ulteriore chicca è “L’urlo negro”, canzone dei The Blackmen del 1966: il gruppo beat romagnolo nel ’67 ebbe l’onore di accompagnare a Berlino niente meno che i Beatles. La canzone, considerata il cavallo di battaglia della band, venne inoltre reinterpretata nel 2008 in lingua italiana dall’americano Mike Patton, voce dei Faith No More. D’altra parte, quando la Romagna inizia a cantare, tutto il mondo segue in coro.

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