Motogp, "se mi lasci non Vale": da ieri il motociclismo è uno sport diverso

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Lo sentite anche voi quel lamento in sottofondo? È il canto notturno del venditore ambulante di Misano. Se mi lasci non Vale. Va bene, lo sapevo da tempo, ma non Vale. Il sospiro del venditore di gadget che ripone l’invenduto. Il sospiro del gestore del truck food con piadine a 7 euro, birre a 6 euro, Red Bull a 4 euro. Incassi da veglione di capodanno sempre garantiti fino a ieri, grazie al più incredibile fenomeno di marketing sportivo mai visto in Italia. Un campione diventato rockstar che ha reso tutti grandi di luce riflessa: amici, nemici, giornalisti, piloti bravi, piloti medi, piloti scarsi, bancarelle di ogni genere e grado, bagarini di ogni genere e grado.

La fine

“Questa è la fine, mia cara amica”, cantavano i Doors, che probabilmente non avevano mai pensato a un anziano pilota che scende dalla sua moto numero 46 e si concede all’ultimo abbraccio della sua gente. Questa è la fine: ieri contava esserci e pazienza se una sua vittoria a Misano era quotata come lo scudetto alla Salernitana. È partito ultimo e poi ha lottato a lungo con Dovizioso in un duello tra gli unici piloti in pista che in passato hanno comprato qualcosa pagandola in lire. Rossi chiudeva la fila mentre gli altri battagliavano per la vittoria, come a dire: “Voi andate pure, il locale lo chiudo io”. Poi pian piano è risalito fino al 10° posto, alle ultime tornate ha sorpassato Pirro e Binder e il boato è stato come un gol.

Saluto finale

Il Ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio lo ha premiato come simbolo del made in Italy nel mondo e per una volta non è stata una esagerazione. Lo ha premiato dopo un giro d’onore in cui ha lanciato il casco ai tifosi della Brutapela e il tifoso che lo ha preso lo ha alzato come Bearzot alzò la Coppa del Mondo 1982. Quando lo speaker Boris Casadio lo chiama al microfono, succede una cosa rara. Sì, insomma, sembra quasi emozionato e addirittura (caso rarissimo) si impappina nel parlare. «Mi sono divertito e oggi (ieri, ndr) ho addirittura fatto una gara decente... La prima volta che ho corso qui risale al 1993 e ho subito capito che mi sarebbe piaciuto molto. Il motociclismo è la mia vita, è stato bello: è stato lungo e bello. Ora i mancano ancora due gare per sposarsi... no, scusate, volevo dire per congedarsi. Alla fine sono entrato nei primi dieci ed è un bel risultato. Qui a Misano mi sono divertito così tanto che quasi quasi non vado alle ultime due gare... Ora però continuate a seguire le corse, ci sono tanti piloti italiani forti per cui tifare».

È già un altro sport

Erano tutti qui per lui e alla fine il locale l’ha chiuso lui, spegnendo le luci su una Misano che dal 2007 ad oggi è stata illuminata dal giallo. Dalle Frecce Tricolori prima della partenza ai fuochi d’artificio finali, è andato tutto come voleva Valentino, tranne la vittoria di Marquez. I fuochi d’artificio hanno mandato a casa alle 15.30 un popolo che in buona parte era qui dalle 8 di ieri mattina per l’ultimo giro di giostra, l’ultima domenica di un motociclismo che da oggi è già diverso. Intanto le bancarelle smontano, i truck food che vendono piadine e birre con prezzi da Piazza San Marco a Venezia prendono altre strade. La festa è finita, resta da vedere come ripartirà: senza Rossi, il motociclismo rischia perfino di tornare uno sport dove per parlarne devi sapere cos’è una moto.

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