MotoGp, Dovizioso: "Vorrei fare il manager di piloti"

Archivio

Andrea Dovizioso, è arrivato il week-end dei saluti nel Gran Premio di casa.

«Fino a questa mattina (ieri, ndr) questa era una gara come le altre. Poi voi (riferito ai giornalisti, ndr) con le vostre domande mi ci avete fatto pensare. In effetti finisce dove è iniziato: qui feci la mia prima gara con le ruote alte nell’Aprilia Challenge, che vinsi, nel 2000. È il posto giusto dove chiudere la mia carriera, anche se farlo a metà stagione è una scelta particolare, ma non la rinnego: è giusta».

Qui a Misano nel 2018 è arrivata una grande vittoria. È difficile immaginarla ora?

«Impossibile. Quella del 2018 è stata una vittoria fondamentale, anche per mandare certi messaggi: Lorenzo (allora suo compagno di squadra in Ducati ndr) era stato velocissimo, ma quel giorno qui a Misano è venuta fuori una delle mie gare migliori di sempre: buona partenza, sorpasso, gestione al comando. Una gara perfetta in cui sono stato il più veloce di tutti. Non mi è capitato spesso... (e giù un sorriso, ndr).

In questo week-end invece?

«Adesso non sono competitivo come vorrei. La top ten sarebbe il sogno per chiudere al meglio questa lunga carriera. Poi martedì prossimo farò l’ultimo test con la M1 e ci sarà una sorpresa, poi chiuderò. Credo mi mancherà l’attenzione che c’è su un pilota MotoGp, un’attenzione che vivo ormai da 20 anni».

Lei è l’ultimo di una generazione di grandi campioni: Casey Stoner, Valentino Rossi, Dani Pedrosa e Jorge Lorenzo hanno già lasciato, poi ha sfidato Marc Marquez e i nuovi Fabio Quartararo, Pecco Bagnaia ed Enea Bastianini, cosa le ha lasciato questa lunga serie di avversari?

«Aleix (Espargaro, ndr) è l’ultimo della nostra generazione, ma è sbocciato recentemente come campione. Affrontare avversari così forti e competitivi è stata una bella bega. Ho passato tante notti insonni cercando di capire come batterli e devo tanto alle persone che ho avuto intorno che mi hanno aiutato».

Quale è stato o quali sono stati gli avversari che l’hanno impegnata di più e che le hanno regalato più emozioni in pista?

«Sono stati numerosi e in varie fasi della mia vita. Si inizia con Marco Simoncelli, con cui ho iniziato a lottare quando avevo 8 anni, poi Jorge Lorenzo, sfidato fin dall’Europeo, continuando con Dani Pedrosa e Casey Stoner, Valentino Rossi e Marc Marquez. Tutti forti e tutti importanti per la mia crescita. Mi hanno insegnato tanto tutti. Non puoi copiare i campioni, ma puoi sfidarli per crescere».

Il futuro da mercoledì prossimo sarà il motocross?

«Per ora è così, poi vedremo. Mi piacerebbe anche fare il manager dei piloti. Credo che sia un ruolo che diventerà sempre più professionale».

Domenica sera potrebbe scendere qualche lacrima?

«Beh, invecchiando si diventa più sensibili. Non credo che mi commuoverò, ma non posso dirlo ora».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui