MotoGp, Brutapela Gold, dove ogni cosa parla di Rossi

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MISANO ADRIATICO - «... E tra l’altro in vista del Gran Premio di Misano, alla domenica partite pure con comodo, tanto alle 9 di mattina il casello di Riccione sarà deserto».

Se il 31 dicembre del 2019, Paolo Fox o i suoi bizzarri epigoni dell’oroscopo si fossero lanciati in un pronostico simile, avremmo riso di gusto, centrandoli allo zigomo con la ciabatta destra scagliata verso la tv. Sarebbe sembrata una barzelletta e invece non c’è niente da ridere. Poteva sembrare un film di fantascienza e qui ci siamo quasi. Sta di fatto che il casello di Riccione alle 9 di ieri mattina era deserto.

In Brutapela Gold

La tribuna Brutapela Gold è il cuore del tifo di Rossi, col traffico comodamente scaglionato in sei ingressi. Le file della tribuna più grande di Misano vanno dalla A alla Z e il posto 207 fila Y è tra i più alti in assoluto, vivaddio a favore di un vento salvifico che attenua un sole da piena estate. Come di regola, c’è un giallo da girasoli di Van Gogh e da curva del Borussia Dortmund, con accenti da Venezia a Crotone uniti dalle stesse magliette e dalle stesse 5.000 bandiere distribuite dal fan club di Rossi tra Brutapela, Brutapela Gold e Tribuna E.

Ieri nella gigantesca Brutapela Gold sono entrati in 2.760 ed è stata ridotta al 25 per cento la capienza di una tribuna che ne conterrebbe oltre 11.000. Sono praticamente tutti qui per un solo pilota e non importa che i possessori del biglietto siano italiani o meno. Tra le prime ad entrare c’è anche una austera bionda signora tedesca che per darsi un tono indossa un cerchietto per capelli sormontato da due bandierine numero 46. Magari nella vita fa il magistrato o l’ispettrice all’agenzia delle entrate: qui è una dei tanti che nelle domeniche di MotoGp si veste come ad un veglione.

Il contorno

Si parte alle dieci del mattino con la gara delle moto elettriche. Ecco, appunto, la moto elettrica. Per questi adepti del motore e del rumore seduti un seggiolino sì e uno no, la moto elettrica è un po’ come la birra senza alcol: farà sicuramente meno male dell’altra e il futuro è questo, ma il futuro lo si aspetta con senza fretta.

In Moto3 ci sono applausi di incoraggiamento ad ogni giro per la corsa solitaria di Celestino Vietti, caduto alla terza curva e poi costretto a una gita in solitudine come una domenica a funghi sui Mandrioli.

L’esultanza quasi totale per Luca Marini che vince in Moto2 è un altro indizio pesante del tipo di domenica che vuole la tribuna. C’è una umanità in giallo che testimonia una volta ancora l’impatto del più clamoroso fenomeno di marketing sportivo mai visto in Italia. Bandiere, cappellini, magliette, bermuda, occhiali, ombrelli, calzettoni, cuffie anti-rumore. Qui tutto è marchiato Rossi, compreso un buon settanta per cento dei biglietti staccati per Misano e ogni voce di ritiro di Valentino è un brivido gelido sulla schiena di chiunque lavori nel Circus.

Carichi a molla e disciplinati

Nella Moto2 ha vinto il fratello di Valentino e in questi casi si usa dire che l’esplosivo Luca Marini aveva tanta birra in corpo. Fuor di metafora, non era il solo: tra una gara e l’altra, scatta una serie di soffi e spifferi tipo pneumatici che hanno appena forato, invece sono lattine che si aprono.

Finita la gara delle Moto2, ad un certo punto si alza in piedi un tifoso di Quartararo che sventola la bandiera francese, intonando la Marsigliese in una versione che assomiglia più a “La società de li magnaccioni” . Tutto questo tra il generoso applauso del pubblico circostante, che sottolinea ridendo una esibizione spregevole, ma almeno gli concede l’onore delle armi per il coraggio.

Illusione e Morbidelli

L’inizio della MotoGp è tutto un alzarsi e sedersi nei primi due giri. Per almeno metà gara, immaginarsi Rossi primo non è utopia, poi basterebbe anche il podio, ma Mir non era d’accordo. Gli steward sono piuttosto attivi nell’impedire assembramenti e si prodigano per fare sedere chi sta in piedi e può sporgersi pericolosamente nella altissima fila Z.

Alla fine ovviamente niente invasione di pista, che in natura è la scena più lontana possibile dal distanziamento sociale. Nelle invasioni dei bei tempi a Misano, si creava un formicaio tale che se uno starnutiva, poi si pulivano il naso in dieci attorno a lui. Sarà per l’anno prossimo, tanto Rossi mica si ritira. Alla fine si procede scaglionati e distanziati nel percorso indicato dagli steward e sono in tanti quelli che si salutano dicendo: “Ci vediamo domenica prossima”. Perché in attesa che la medicina porti quello vero che tutto il mondo aspetta, se Misano fosse un computer, il suo antivirus si chiamerebbe Valentino.


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