Motociclismo, quando Marcellino Lucchi mandò a scuola Valentino Rossi al Mugello

Moto

Una delle più belle storie del motociclismo italiano oggi gestisce un negozio di biciclette a Cesena in via Romea. Sono passati 23 anni, ma se chiedete a qualsiasi appassionato storico di motociclismo cosa accadde al Mugello domenica 17 maggio 1998, saprà rispondervi iniziando a raccontare una specie di favola.

Collaudatore e netturbino

Marcellino Lucchi da Cesena, classe 1957, è lo storico collaudatore dell’Aprilia e le sue giornate per anni sono state fatte di giri solitari al Mugello: lui e la moto, lui e il cronometro, lui e un orecchio e un polso speciale per captare ogni vibrazione, ogni segnale che la moto ti manda per farsi migliorare. È un collaudatore apprezzatissimo, forte di decenni di esperienza a girare l’Italia in camper nei campionati minori, con qualche apparizione più che dignitosa al Mondiale. Nel 1997 in 250 fu protagonista di un duello da scintille contro un Max Biaggi che digeriva poco: ad un certo punto Marcellino lo sorpassa e gli sgrana quattro dita di una mano, come a dire: «A 40 anni ti sto davanti». Poi alla fine quella gara la vinse proprio Biaggi, ma sul momento la soddisfazione rimase.

Le moto sono una passione che fanno guadagnare il giusto, anzi, meno del giusto, così per 14 anni Marcellino lavora guidando il camion della nettezza urbana lungo le strade di Cesena, poi nei weekend torna ad essere un punto di riferimento per tutti i piloti, giovani e meno giovani. Quando poi il Motomondiale sbarca al Mugello, in prova il parametro diventa lui, che conosce ogni metro di asfalto del circuito del Gp d’Italia. Certo però che la vittoria non arriva mai. O forse no. Basta aspettare la terza età della carriera di un pilota.

Festa in famiglia

Per chi crede alle coincidenze, è tempo di rispolverare un indizio pesante. Marcellino Lucchi è cognato di Corrado Benedetti, che all’epoca allena il Cesena Calcio in Serie C. Domenica 17 maggio 1998, il Cesena di Benedetti pareggia 1-1 allo stadio Manuzzi contro il Saronno con i giocatori vestiti a festa per celebrare la promozione in B. Quello stesso giorno, Marcellino Lucchi a 41 anni coglie la sua prima e unica vittoria al Motomondiale al Mugello.

Con Valentino e Harada

«Sono stato campione d’Italia per sei volte e mi è capitato, durante qualche Gp del Motomondiale, di non mettermi a combattere con qualche pilota in lizza per il titolo, perché per me arrivare quarto o quinto, in quel caso, sarebbe stato lo stesso. Ci sono persone, che per molto meno, si sentono arrivate». Il riassunto dello spirito di Lucchi è in queste parole consegnate qualche anno fa in una intervista al Secolo XIX. Le sue apparizioni al Motomondiale sono quelle di un esperto pilota che vuole fare bene senza farne un’ossessione. Nel 1998 lascia il lavoro di netturbino per dedicarsi completamente al mondo Aprilia. Già un anno prima aveva sfiorato la vittoria nella classe 250, preceduto da Loris Capirossi. Ma il 1998 è il suo anno, non ce n’è per nessuno: a contendergli la vittoria prova fino all’ultimo un pilota che ha la metà dei suoi anni e si chiama Valentino Rossi, fresco campione del mondo della 125 e appena passato in 250. Valentino e Marcellino: Aprilia contro Aprilia, Tavullia contro Cesena. Vince Marcellino e sul podio resta l’immagine del 21enne Rossi con i boxer fiorati e le ciabatte da mare che è il primo ad applaudire il 41enne vincitore di una gara con un monocolore Aprilia. È della casa di Noale anche la moto di Tetsuya Harada, terzo classificato, e c’è pure il quarto posto di Loris Capirossi a completare il poker.

Anche nel 1999 Marcellino punta alla vittoria ma lo butta fuori il suo amico Loris Capirossi, con cui ricomporrà nel tempo i dissapori. Resta l’impronta di un pilota da favola capace di vincere una gara del Motomondiale a 41 anni e 65 giorni. L’ultima vittoria in carriera di Valentino Rossi in MotoGp risale al Gp d’Olanda 2017, quando vinse a 38 anni e 128 giorni. Lucchi non è il pilota più anziano ad avere vinto in 250 :il record è dell’inglese Arthur Wheeler alGp d’Argentina 1962 (46 anni e 70 giorni). Ma a noi basta e avanza per applaudirlo ancora.

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