Il Divo del motociclismo mondiale Giacomo Agostini ha spento 80 candeline a Misano al Mwc “Marco Simoncelli”. La festa dura anche oggi, ma è partita ieri, con alcuni giri di pista suggestivi in sella alla MvAgusta numero 1 che portò a più riprese sul tetto del mondo ed un incontro con la stampa in serata.
I 15 titoli mondiali del suo palmares sono un traguardo che nessuno ha più raggiunto, né Angel Nieto, né Valentino Rossi. Anche per Marc Marquez arrivarci sarà difficile. Al fianco di Ago, nei passaggi in pista e nell’incontro nella sala conferenze, verso sera, c’era anche Giovanni Copioli, presidente della federazione motociclistica italiana. A fare parlare Ago il decano dei giornalisti del settore, Carlo Canzano, e il ricercatore universitario Davide Bagnaresi, che ha presentato una ricerca su Mino divo, presentando film, giornali, pubblicità, giochi di società e tanto altro ancora dedicato al campione.
Agostini e la Romagna
Si è parlato del rapporto con la Romagna: “Sono felice di festeggiare qui a Misano, dove ho corso tantissime gare (fu sua la prima vittoria 50 anni fa all’inaugurazione del tracciato come sottolineato anche da Andrea Albani direttore del circuito, ndr). Quando arrivavo, io che ero di Bergamo, non avevo molti tifosi. Lottavo con i piloti locali, come Renzo Pasolini, e non avevo ancora vinto tanto. Piano piano, a suon di successi, ho portato dalla mia parte anche il pubblico romagnolo. Qui, poi, ho debuttato con la Yamaha con cui ho scritto tante belle pagine della mia carriera, avevo compreso che stava nascendo l’epoca del due tempi”.
“Quando feci tardissimo con quella ragazza di Riccione”
I genitori non volevano corresse. “Mio padre mi regalò a 18 anni una Giulietta Sprint, perché sperava che mi passasse la passione per la moto, mia madre riempiva di candele la chiesa quando correvo e mi diceva sempre “Vinci! Ma vai piano”, ma come si poteva?”. Curioso un aneddoto legato alla sua fama di Don Giovanni. “Da giovedì a domenica pomeriggio pensavo solo alle gare: lo dovevo agli uomini ed alle aziende che investivano soldi e energia per vincere. Solo una volta, con una ragazza di Riccione infransi la regola. Uscimmo un sabato sera, avevo 25-26 anni, andammo a cena da “Fino”, poi mi diressi all’hotel “Abner’s” dove alloggiavo. Ci fermammo su un pedalò a baciarci e …feci tardi. Al rientro in albergo mi arrabbiai con me stesso: era tardissimo. Il giorno dopo vinsi lo stesso, ma mi ripromisi di non sgarrare più”.
L’Isola di Man e la fuga dalla finestra: “Arrivava il marito…”
Impossibile non parlare del Tourist Trophy all’isola di Man, una gara maledetta e affascinante. “Un giro era lungo 60 chilometri e ne dovevamo fare sei. Per prepararmi andai a vivere lì per 15 giorni, volevo battere Mike Hailwood (soprannominato “Mike The Bike”, che qui dominava. La sera chiamavo i miei amici: loro si preparavano per andare in discoteca, io alle 21 ero a letto. Preparai la gara bene e partii forte. Restai in testa fino all’ultimo giro, quando la catena della mia Mv si ruppe”.
Canzano ricorda velocemente il successo alla 200miglia di Daytona, epico battendo un giovane Kenny Roberts, le tante vittorie, comprese alcune al Tt: “Quando è venuto a vedere la gara Valentino Rossi gli hanno chiesto se voleva partecipare, la sua risposta è stata “neanche per un milione di sterline””, sorride Mino, degli esordi amatoriali sulle stradine che fiancheggiavano il Lago D’Iseo, ma anche alcuni episodi come la fuga dalla casa di una signora inglese. “Era sposata – sorride Ago – e rientrò il marito. Per fortuna i miei meccanici mi portarono una scala per scappare dalla finestra”.
Film e fotoromanzi
Con Bagnaresi si è passati poi a parlare del fenomeno di costume che rappresentò Ago: fumetti, fotoromanzi, film, profumi e tanto altro ancora. Agostini era un divo vero e proprio, negli anni ‘60 e ‘70, come quelli della musica e dei film. “Quando facevo i fotoromanzi ridevo di gusto, ogni volta che dovevo dire ad una ragazza che l’amavo alla follia. Nelle scene dei film era uguale”. Ne fece 3 di pellicole, una “Bolidi dell’asfalto a tutta birra” ambientata anche a Riccione. Ne rifiutò un quarto “Serafino” di Pietro Germi, che poi ebbe un enorme successo con Adriano Celentano nei panni del protagonista. “Con Germi ci accordammo su tutto, poi mi disse: “le riprese iniziano a marzo e durano sei mesi”. “E no non posso, a marzo inizio il campionato italiano a Modena e devo essere in pista”. Non se ne fece nulla”. Anche un Don Giovanni non tradisce il suo vero amore: la motocicletta e le gare. A vederlo girare in pista a 80 anni si capisce perché: insieme stanno davvero bene