Mostra: il genio ribelle di Leoni ritorna nella sua Faenza

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FAENZA. È il movimento delle forme, il moto quasi astrale di geometrie sovrapposte, la caratteristica che per prima colpisce l’occhio di chi guarda le opere di Alfonso Leoni, davvero un “Genio ribelle” come recita il titolo della mostra al via oggi al Museo internazionale delle ceramiche per la cura della direttrice Claudia Casali.

Dopo i difficili mesi di chiusura e un periodo di assestamento estivo, il Mic riparte con una monografica dedicata a uno dei più grandi artisti del Novecento, non solo faentino ma europeo, anzi mondiale, visto il rapporto privilegiato con il Giappone.

Fu una parabola biografica troppo breve – solo 39 anni – quella di Leoni, che all’arte dedicò più di metà della propria esistenza, in una ricerca inquieta su materiali e concetti: «Dobbiamo guardare la ceramica con altri occhi» è una delle sue citazioni più celebri, e infatti tutta la sua vicenda umana e artistica è stata un tentativo, riuscito, di spingersi oltre le convenzioni. Lo dimostrò ad esempio con le performance provocatorie al Premio Faenza nel ’74 e nel ’76, ma anche con la sua attività didattica, svolta da giovane in mezzo ai giovani: gli allievi di ieri sono artisti di oggi e a loro è dedicata una sezione della mostra, che mette in evidenza l’importanza dell’eredità di Leoni. Notevoli anche le “macchine celibi” del ’72-’73, carrarmati eseguiti a collage che rappresentano una presa di posizione pacifista: sono la luce della ceramica che si fa strada nelle tenebre degli anni di piombo e della Guerra fredda.

Da sottolineare la scelta di Casali di allestire le opere in maniera filologica, cercando cioè di rispettare la visione espositiva dell’autore: e così gli splendidi “Piatti e ciotoloni” che vanno dal ’64 al ’71 sono posizionati l’uno accanto all’altro. “Morbido e rigido”, “Attorcigliato”, “Schiacciati”, “Prototipi per flusso piegato”: i titoli rimandano a un moto continuo della materia, colta in una costante tensione al mutamento.

Talvolta sembra di trovarsi di fronte a un Boccioni del secondo Novecento, a una forma inedita di futurismo industriale: d’altra parte Leoni fu esponente di primo piano della Neoavanguardia. Il furore creativo dell’artista si manifesta anche nella versatilità dei materiali: non solo ceramica, ma anche carta, metallo, bronzo. La pittura e il collage fanno parte del linguaggio di Leoni al pari della scultura, e anzi sembrano aspirare a essa nel loro slancio tridimensionale.

La mostra sarà visitabile fino al 19 gennaio 2021. Si segnalano le visite guidate in programma ogni venerdì da domani al 13 novembre, per le quali sono stati coinvolti sette allievi di Leoni: Antonietta Mazzoni, Gianfranco Morini, Antonella Cimatti, Antonella Ravagli, Guido Mariani, Aldo Rontini, Giovanni Cimatti.

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