Morto Walter Della Monica, padre nobile della cultura ravennate - Gallery

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Ravenna in lutto per la scomparsa di Walter Della Monica. L’intellettuale ravennate, padre nobile della cultura bizantina, si è spento ieri a 96 anni.

A darne notizia in tarda serata è stato lo stesso sindaco Michele De Pascale in un post in cui ha testimoniato ed espresso il cordoglio di una intera comunità.

«Ravenna gli deve tantissimo, non dimenticheremo mai la sua straordinaria lezione - scrive De Pascale - grazie al suo valore il Centro Relazioni Culturali, ha realizzato negli anni quasi 2000 incontri che hanno portato a Ravenna uomini e donne che hanno reso grande la cultura italiana, e ancora il premio Guidarello, vetrina privilegiata sul giornalismo del nostro paese, la Divina Commedia nel mondo, che ha legato la nostra città alle genti delle diverse latitudini nel nome di Dante. E tantissimo altro. Giuseppe Ungaretti a ragione lo definì uomo “di rara sensibilità” e a tanti anni questa definizione mi sembra davvero la più efficace. Ciao Walter, la tua Ravenna non smetterà mai di dirti grazie».

La carriera e l’eredità

Quasi impossibile ripercorrere una carriera così densa di avvenimenti e poliedrica dal punto di vista intellettuale. Della Monica - che assunse questo nome d’arte per vezzo negli anni Cinquanta - cominciò la sua carriera occupandosi di giornalismo a Urbino, in particolare come cronista culturale. Fu proprio sulla rivista “Nuove esperienze” che cominciò a firmarsi con quello che lui definiva un “matronimico” che omaggiava una sua antenata di nome, appunto, Monica. Ben presto quella firma si mise in luce a livello nazionale. Fino a quando, nel 1956, ebbe l’intuizione dei “trebbi poetici” che in realtà debuttarono a Cervia grazie all’interessamento dell’allora sindaco Gino Pilandri. Un successo di pubblico clamoroso che univa cultura a partecipazione popolare. I trebbi furono esportati in tutta Italia e in Sicilia Della Monica ricevette persino la visita di un Quasimodo fresco di Nobel.

Il successo dei trebbi permise a Della Monica di portare a Ravenna anche i grandi nomi della Narrativa italiana e straniera con il Centro di relazioni culturali. Poi, dalla sua esperienza nel settore del turismo all’interno della Generali Viaggi, un’altra grande intuizione, questa volta legata al giornalismo d’autore con il Premio Guidarello. Un evento che anno dopo anno assunse rilievo nazionale permettendo a Ravenna di avere un ritorno di immagine ampio sui media nazionali. Dopo trenta edizioni venne poi affidato nella sua organizzazione a Confindustria. Negli ultimi anni, nonostante l’età avanzata, Della Monica non aveva mai smesso di interessarsi alle sue passioni, sempre con l’umiltà e la cordialità che lo caratterizzavano.

Ma al Della Monica intellettuale si deve anche l’intuizione di aver capito prima di altri il profondo legame tra i ravennati e la cultura. «Ravenna è una delle città italiane che più cultura consuma - dichiarò al Corriere Romagna in una lunga intervista di 20 anni fa a firma di Roberta Emiliani - credo sia un retaggio che viene da lontano. Bisogna solo saperlo stimolare». E nessuno ha saputo farlo come lui.

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