Montiano, serata per la pace in "un'Ucraina fiera e disperata"

Emozioni per la manifestazione per la pace. Venerdì sera una cinquantina di persone si sono ritrovate in piazza Maggiore per riflettere sull'assurdità della guerra e per seguire l'intervento di Edoardo Crisafulli, direttore dell’Istituto culturale italiano a Kiev. L'evento era organizzato dal Comune insieme alla parrocchia di Montiano e Montenovo. Sulla rocca malatestiana è stata affissa anche una maxi bandiera della pace. All'inizio gli interventi sono stati curati da Enrico Maria Pedrelli, consigliere di maggioranza, e Simona Faedi consigliera di minoranza.

«In Ucraina c'è un situazione imprevista e pazzesca – ha detto Crisafulli – Si sapeva che i russi ammassavano truppe ai confini, ma il loro numero non era così elevato da far pensare a un attacco imminente su più fronti. Anch'io il 14 febbraio ero a Kiev e non pensavo che la situazione sarebbe precipitata. Ci sono in Ucraina al confine con la Russia zone russofone, ma ben diverse da russofile: un progetto di inglobamento non è logico. L'Ucraina ha tradizioni e una cultura fortissima della terra. È un popolo fiero e non si sottometterà mai. Questo non era gradito alla Russia fin dai tempi di Stalin. Il vero problema, quindi, non è la Nato, ma avere ai confini un popolo fiero che coltiva la democrazia. Il vero timore russo era questo». Il 24 febbraio Crisafulli era a Kiev: «Nonostante gli allarmi non volevo lasciare il Paese. Quando ho sentito i boati delle bombe è cominciato l'incubo. Mi sono recato in ambasciata e il 26 febbraio, visto che c'era in partenza un convoglio umanitario con la protezione dell'ambasciata, ho deciso di partire. Il viaggio fino alla frontiera è durato 34 ore per fare 600 chilometri. Ho visto scene strazianti che, a 58 anni, mai avrei immaginato. Disperazione tanta, ma anche fierezza. Nonni, padri e nipoti che hanno imbracciato le armi dopo aver accompagnato mogli, sorelle e figlie alla frontiera, salutando con grande dignità e tornando indietro a difendere la loro terra. In Ucraina c'è una vera resistenza con la gente comune che è confluita in una milizia territoriale al fianco dei soldati».

«Non ci sono dubbi: c'è un popolo aggredito e uno Stato aggressore. Sono molto colpito anche dalla solidarietà dei moldavi, un popolo povero e proletario che sebbene abbia poco alla frontiera ci ha portato quello che aveva. Ho visto i contadini poveri che portavano la minestra calda ai profughi per riprendersi da temperature da 7-8 gradi sotto zero. Auspico una soluzione negoziale che salvaguardi la liberà di un popolo. È giusto resistere, la resistenza è importante per arrivare a un tavolo negoziale. Temo che la guerra possa durare ancora un paio di mesi».

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