Monte Cerignone, la "Fonte della fertilità" del Montefeltro

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Un luogo florido e lussureggiante, con acque minerali che coccolavano il palato. Nel Cinquecento appariva così Valle di Teva a Monte Cerignone, una delle perle del Montefeltro marchigiano. A raccontarla in questo modo fu, nel 1535, il poeta Giovanni Ercolani de’ Sarti. Un secolo più tardi, nel 1667, Pier Antonio Guerrieri da Carpegna ne fece un paragone tutto particolare. Queste stesse zone, infatti, per lui erano simili a quelle del greco Monte Elicona, casa delle Muse e sacro al Dio Apollo. Passare dalla Valle di Teva può voler dire anche fermarsi per un momento alla Fonte di Priapo. Lui è il dio della fertilità e l’acqua che scorre di lì, secondo tradizione, gli sarebbe stata dedicata perché avrebbe doti rinvigorenti. Passare una giornata a Monte Cerignone e nei suoi dintorni, però, può anche voler dire immergersi nella natura. Da qui ci si può infatti incamminare verso Pietrarubbia, in un percorso che passa per prati, pascoli, boschi, calanchi. Tra le ghiaie ci sono rose canine, ginestre e ginepri. Nei boschi è possibile incontrare diversi animali selvatici, tra cui volpi, istrici e cinghiali. Si va verso il Monte Sabatino, con un sentiero che porta alla “Chesa dla morta”, una casa colonica abbandonata.

E, lungo il fiume Conca, si arriva a Ca’ Mazzolo percorrendo la strada che porta al Santuario del Beato Domenico, domenicano siciliano che a metà Quattrocento si fermòqui. La storia di Monte Cerignone si intreccia con quelle delle famiglie che hanno governato queste terre. Il suo antico castello venne donato nel 962 da Ottone I a Federico di Carpegna e poi passò sotto il dominio dei Montefeltro. Oggi la chiave dello sviluppo turistico del borgo (che supera di poco i 600 abitanti), passa anche attraverso il sociale. «Stiamo seguendo alcuni progetti sulla ricettività dedicati ai ragazzi con autismo,in collaborazione con le Università di Urbino e di Genova – spiega Andrea Iacomucci, consigliere comunale di Monte Cerignone – Puntiamo molto sull’ambiente e su un turismo più sostenibile, tanto che stiamo lavorando alla creazione di colonnine di ricarica per bici e auto elettriche. Nel frattempo abbiamo inaugurato la ‘via del Gusto’, valorizzando le tipicità del territorio, dal coniglio in porchetta al Bustrengo, dolce rinascimentale tipico del Montefeltro, fatto sia con il latte sia con il riso».

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