Monica Bellucci libera Anita Ekberg dal mito della fontana

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Essere Anita Ekberg. La ragazza nella fontana. Per sempre e suo malgrado incastonata in quel bagno, in quelle parole: Marcello… come here. Come fare per tirare fuori la diva dalla campana di vetro del mito? Fuori dalle immagini eterne de La dolce vita? O de Le tentazioni del dottor Antonio, episodio di Boccaccio 70 dove Fellini le regalò un ruolo quasi da commedia, con lei gigantessa erotica che turba il moralista Peppino De Filippo. Ci prova The girl in the fountain, film presentato martedì sera in anteprima mondiale al Torino film festival e oggi nelle sale italiane distribuito da Eagle Pictures.

Un film documentario scritto da Paola Jacobbi e Camilla Paternò, regia di Antongiulio Panizzi. La diva svedese raccontata attraverso lo sguardo e le fattezze di una diva di oggi, Monica Bellucci. Non per perpetuare la narrazione del mito, semmai per “liberare” l’attrice nata a Malmö, in Svezia, il 29 settembre 1929 e scomparsa nel 2015. Con lei Bellucci condivide (quasi) anche il compleanno: «Già, sono nata il 30 settembre» ha constatato l’attrice italiana durante il “bagno” massmediatico che le ha riservato il festival torinese. Vite parallele, per guardare a come sia cambiato essere donna e bella, straordinariamente bella, e attrice, nel mondo di oggi rispetto a quello di ieri.

«Essere un’icona è pericolosissimo, rimani chiusa lì dentro». Per Monica Bellucci almeno però, il poter dire che «oggi è diverso, non siamo più imbalsamate, intoccabili. C’è la vita vera». Quella vita vera che il film cerca di portare come in “sovrimpressione”, mentre scorrono filmati e immagini della diva di un tempo, il racconto della biografia di Ekberg, la carriera che inizia grazie al concorso di miss vinto nel suo Paese, poi ad appena vent’anni l’America, ovvero Hollywood, dove “arruolata” dalla Universal impara l’inglese, la danza, la recitazione. Candidata a diventare una nuova Marilyn. Starlet tra le starlet, “allevata” dagli Studios. E poi la ragazza che si innamora di Roma, e la Hollywood sul Tevere. Quindi Fellini.

«Quello che emana da questa donna è qualcosa di buono – racconta la diva di oggi Bellucci –. È sincera come una bambina che si mette a nudo, senza protezione. Per questo mi è venuta voglia di difenderla».

Nel film Monica Bellucci presta la propria voce anche alla colonna sonora. A firmarla è Max Casacci, musicista e produttore che si è messo alla prova creando una soundtrack innovativa e originale utilizzando anche i “suoni vocali” della protagonista. Ne è nata una traccia digitale che sarà disponibile negli store dal 6 dicembre.


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