Modigliana. Strade franate, ripresa bloccata. "Viadotto sulla Sp20" VIDEO

La strada per la ripartenza è bloccata da circa 300 frane su un territorio di 101 chilometri quadrati e senza collegamenti un territorio agricolo, industriale come quello di Modigliana non riesce a ripartire. «Il momento della progettazione è arrivato – commenta il sindaco Jader Dardi – ma da soli non riusciamo a ricostruire. Abbiamo idee, progetti, ci servono fondi, almeno 200 milioni di euro per le infrastrutture, dobbiamo dare strade a questi progetti». Un territorio martoriato che al primo colpo d’occhio sembra intonso, un paese che vive una domenica mattina nei bar del centro come qualsiasi altra domenica prima dei due tragici eventi che lo hanno sconvolto. Colline sfregiate, boschi crollati, acqua che affiora dai campi. Un disastro ambientale. Lo stesso sindaco ammette che solo ora si sta acquisendo una consapevolezza visiva di quanto accaduto: dopo avere evacuato abitazioni, dato riparo agli sfollati (ancora oggi una sessantina di persone sono fuori casa), spalato fango nelle case invase, creato accessi sulle piccole vie che portano alle abitazioni più lontane, rifocillato una popolazione rimasta isolata per giorni, appare evidente che da solo il Comune non ce la può fare. Un appello, quello di Modigliana, che va di pari passo con la voglia di riprendersi. «È importante che le attività agrituristiche questa estate siano in grado di ripartire, vogliamo vedere la gente tornare a Modigliana». Ma soprattutto è l’economia che non si deve fermare, un’economia fatta di grandi aziende che danno lavoro a circa 800 persone su 4.300 abitanti (più della metà over 60) e che contano sulle infrastrutture per fare arrivare le merci a destinazione. «Aziende che lavorano con l’estero, sappiamo quanto il mercato sia volubile – ammette Dardi –. Dobbiamo fare presto». Ci sono ancora case senz’acqua, ci sono ancora abitazioni inagibili con le frane addossate alle pareti, c’è un “esercito” di geologi e tecnici mandati dall’Agenzia nazionale di protezione civile che sta studiando il territorio, indicano strade, ideali, perchè quelle materiali sono franate. «Se sarà necessario metteremo a disposizione le case Acer – sottolinea Dardi – speriamo non si arrivi a tanto, ma questo il Comune lo può fare. Così come può disporre dei fondi, tanti, raccolti insieme alla Pro loco per le prime emergenze». Ma il nodo è un altro. La Sp 20 per Faenza, l’unico collegamento attuale va ripristinato: un intervento per allargare la strada più a monte, sotto una frana che pare ormai domata, è pronto a partire sotto la direzione della Provincia di Forlì-Cesena competente. Ma il lato a valle è franato, sotto la strada non c’è più niente. «Dobbiamo entrare nella prospettiva di pensare al futuro, serve un collegamento sicuro, un viadotto che tagli la curva della Pappona e dia la possibilità ai mezzi pesanti, quelli che lavorano per le aziende, di portare le merci a valle. Abbiamo bisogno di enti solidi che affianchino l’amministrazione comunale, penso alla Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì, ad associazioni che dispongono di contatti e relazioni con università e progettisti. Questo territorio ha un grande valore economico e grandi potenzialità non va abbandonato». Non è l’appello di un mero amministratore ma di chi è pronto a progettare il futuro. Un sindaco che è corso di notte in strada sotto la pioggia per avvertire le famiglie più lontane dal centro che il terreno stava cedendo e che oggi, ripercorrendo quella strada, la Sp21 verso Dovadola e Rocca San Casciano, scuote la testa: «Questo cedimento sull’asfalto l’altro giorno non c’era». Una strada interrotta da un crollo di decine di metri: la carreggiata si è spezzata ed è finita a valle, uno scenario da terremoto. Così come è ancora bloccata la strada del Trebbio dove sono al lavoro squadre speciali del vigili del fuoco. «Sono tutte strade provinciali, dove noi siamo intervenuti in emergenza, ma non di nostra competenza. Sono le ali che collegano Modigliana al resto del territorio». Ali ora spezzate. Non si arriva a Dovadola, non si riesce a passare per Brisighella, nessun collegamento con Rocca. «Cosa dico alle famiglie che abitano sulla strada franata? – è la domanda retorica di Dardi – Non so come fare, sono dissesti immani, servono soldi, competenze che il Comune non ha. Dov’è il Commissario all’emergenza?». Eppure sin dal primo giorno la piccola squadra tecnica dell’amministrazione, guidata dall’«infaticabile» Valeria Liverani ha fatto il possibile, «forse di più» ammette Dardi. Che guarda avanti. «Siamo consapevoli che il turismo non può riprendere da dove si è interrotto, da quei 200 chilometri di sentieri sui quali avevamo anche costruito un Festival, sentieri che non esistono più. Ma il paese non è morto, l’agricoltura deve riprendere, l’industria non ha mai smesso di lavorare, ci sono floride aziende vinicole». Non lo dice Dardi ma lo fa capire, non si può gettare tutto alle ortiche: ridateci i collegamenti stradali, siamo pronti a ripartire. Con lo stesso spirito di chi non può rientrare nell’abitazione sulla quale è adagiata una frana, di quei contadini isolati che scendono a piedi sopra gli smottamenti, di quegli agriturismi che scalpitano riaprire i battenti, di quei 200 volontari che hanno girato tutte le case fino a che ce n’è stato bisogno, degli uomini di Protezione civile che anche domenica mattina sono in Comune a disposizione, il sindaco Jader Dardi non piange, non si scoraggia, non chiede scusa. «E’ chiaro quali sono gli interventi necessari, collaboriamo tutti, enti, categorie, associazioni, c’è una sola via per ripartire: togliamo le frane, riapriamo le strade».

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