Missione umanitaria di Mediterranea da Cesena in Ucraina: 30 ore di viaggio, donata anche un'ambulanza

Cesena

Dopo trenta ore di viaggio sono arrivati a destinazione i volontari cesenati dell’equipaggio di terra di Forlì-Cesena di Mediterranea partiti giovedì per l’Ucraina insieme ai volontari e alle volontarie di Bologna.
Sono arrivati a Leopoli, una città dove la bellezza dei monumenti, il via vai di turisti, lavoratori, persone impegnate in acquisti, l’attività di bar, ristoranti, negozi, convive con le realtà dei campi profughi che accolgono migliaia di rifugiati, persone scappate o sfollate dalle zone più a est del Paese le cui case, villaggi sono spesso stati distrutti o occupati.
Nella guerra
La guerra rimane lo sfondo con cui tutti devono fare i conti, e a ricordarlo ci sono le sirene degli allarmi antiaereo che suonano dagli altoparlanti e dalle app installate sui cellulari. Da quando la missione di Mediterranea è a Leopoli hanno suonato già due volte, venerdì notte e sabato mattina. In quei casi si cerca riparo nei rifugi, distribuiti in tutta la città e si attende pazientemente che l’allarme rientri.
Sette tonnellate di aiuti
A Leopoli hanno portato 5 mezzi e 7 tonnellate tra cibo, abiti caldi per donne uomini e bambini, a cui si aggiungono generatori e power bank per aiutare le popolazioni più colpite ad affrontare i frequenti black out causati dalla sistematica distruzione delle infrastrutture energetiche da parte dei russi. Tutto in questi giorni verrà consegnato nei campi rifugiati e alle associazioni con cui Mediterranea collabora nell’ambito e delle sue due missioni Safe Passage, con cui dà passaggio sicuro alle persone che vogliono andare in Italia o in Europa, e MedCare, con cui garantisce assistenza sanitaria di base nei campi profughi.
Ambulanza donata
Tra i 5 mezzi che hanno viaggiato dall’Italia, uno rimarrà in Ucraina. Si tratta dell’ambulanza acquistata grazie a una raccolta fondi dedicata. «Nasce tutto da una richiesta arrivata direttamente da Rivne» spiega Renato Lideo, imprenditore bolognese e uno dei promotori della raccolta fondi. Con l’inizio della guerra la stragrande maggioranza dei mezzi sono stati spostati per il trasporto dei feriti nelle zone dove il conflitto è più attivo. È stata consegnata all’ospedale Dyadkovichi e sarà usata per il trasporto di disabili, anziani, persone che hanno bisogno di cure, trasfusioni, e che diversamente non potrebbero raggiungere l’ospedale, e per garantire cure palliative domiciliari.
È una catena solidale quella che a reso possibile la donazione. La richiesta è arrivata tramite Sergio dalla fondazione Zhytets di Rivne a Victoria, ucraina che da tanti anni vive in Italia, e originaria di Rivne. Victoria ha contattato Renato Lideo con cui era già stato in Ucraina con una missione per portare aiuti a Mikolaiv e Odessa e degli amici di Chioggia che insieme si sono mobilitati per raccogliere fondi e trovare una ambulanza da acquistare. Il contatto con Mediterranea Saving Humans è arrivato tramite Lideo che conosceva da tempo l’associazione, che in questo si è occupata di coordinare la raccolta per l’acquisto dell’ambulanza, a cui ha contribuito per metà la stessa popolazione ucraina, e dei documenti necessari a fare il passaggio in frontiera e la donazione.
Per 10 paesi in 170 chilometri
«Questo piccolo ospedale garantisce cure a una decina di paesini in un’area di 170 chilometri», ha raccontato la primaria dell’ospedale insieme alla sindaca Alla Karpiuk. In assenza di meglio in questi mesi i trasporti sono stati fatti anche con auto civili, adattate come meglio potevano al trasporto dei pazienti malati. «Noi non ci dimentichiamo delle persone al fronte - ha spiegato Sergio della Fondazione Zhytets - ma non ci dimentichiamo nemmeno dei civili per cui adesso è più difficile trovare aiuti». «Mediterranea è in Ucraina con due missioni dall’inizio della guerra, con MedCare diamo assistenza sanitaria alle persone che ne hanno bisogno - è intervenuto Damiano Censi, mercatese e capo missione di Mediterranea Saving Humans - Siamo contenti poter contribuire a garantire accesso alle cure anche in questo modo».

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