Misano, Michela Marzano in biblioteca

Strategie di sopravvivenza psicologica di fronte alla pandemia: la Biblioteca Comunale di Misano intitola così alla Resilienza e al Saper reggere, sapersi rimodellare la nuova rassegna filosofica a cura di Gustavo Cecchini, in programma al cinema teatro Astra da oggi (ore 21). Per l’inaugurazione del ciclo, un video ricorderà i 30 anni di rassegne organizzate fin qui. La prima ospite è la filosofa Michela Marzano, docente all’Università di Parigi 5, “René Descartes”: Marzano ha scelto di dedicare il suo intervento alle “Amnesie”.

Uno strumento di resilienza?

«No davvero – risponde la studiosa –: anzi il rapporto fra i due termini è oggetto di un grave fraintendimento. Visto che per “resilienza” si intende la capacità di andare oltre, di superare un trauma, si ritiene, erroneamente, che questo sia reso possibile dall’atto della dimenticanza».

L’amnesia, appunto.

«In realtà, la vera resilienza consiste non nel cancellare ma nell’attraversare i traumi, senza chiudere gli occhi davanti a essi, ma anzi trattenendoli dentro di noi».

Il ciclo degli incontri di Misano è dedicato alla resilienza, ma sullo sfondo sta la pandemia.

«Che è un esempio di quanto affermo: si vorrebbe solo voltare pagina e ci stanno già sfuggendo le immagini delle bare caricate sui camion, come se fosse tutto finito, una tendenza a voler dimenticare che caratterizza però tutta la storia italiana. Successe anche dopo la guerra civile, alla fine della guerra, quando si mise… il coperchio su tanti fatti, appunto come se non fosse successo nulla. La conseguenza? Siamo scivolati in un’amnesia generale che ci ha impedito di fare i conti con il passato».

E questo è anche il tema del suo ultimo libro, “Stirpe e vergogna”, che è, allo stesso tempo, autobiografia, saggio storico, romanzo.

«Quando Cecchini invitandomi mi rivelò il tema della rassegna, fui io a dirgli che avrei parlato delle amnesie. Il libro appena pubblicato infatti è quello della riapertura da parte di Michela Marzano dei conti con il passato della propria famiglia, un passato negato, nascosto, ma che proprio per questo ci ha condizionati tanto. Nel libro intreccio fiction, vicende individuali e storiche, con il proposito di dire ai cinquantenni, la mia generazione, che è ora di tornare indietro, di scoperchiare quella storia dando il giusto peso a tutto, eventi, ruoli, responsabilità, non per emettere giudizi, ma per ripercorrere e valutare».

In questo gioca un ruolo importante la scoperta della storia di Arturo Marzano, suo nonno.

«Sì, ho trovato su di lui un dossier che era stato recentemente desecretato, e ho completato il quadro con le carte ammuffite trovate nella cantina di casa dei miei. Non costretto né acquiescente, il padre di mio padre era stato un fascista della prima ora, ma in casa la sua storia era stata taciuta, rimossa, e aveva in sé particolari dolorosi. Il suo nome infatti era stato dato a mio fratello, ma le scelte del secondo Arturo, gay e con un figlio, non sarebbero mai state accettate da nostro nonno! Sono dovuta tornare indietro, allora, con un’enorme sofferenza, ma ho capito anche che tanto dolore nella mia vita era stato causato proprio dalle cose mai nominate prima. Certo, non ho cambiato il passato: ma l’ho attraversato, ci ho fatto i conti e in questo modo mi sono data gli strumenti per superare il mio trauma».

Quello che l’Italia, tornando alla Storia, non ha saputo fare: e la cronaca, i rigurgiti squadristi, i nostalgici… ce lo stanno mostrando.

«Questo è un problema esclusivo del nostro Paese: Spagna, Francia, persino la Germania quei conti li hanno fatti. Per quanto ci riguarda, invece, da quando è uscito il libro, per dirne una, c’è chi mi insulta esortandomi a “lasciar stare il passato”!».

Un passato che però incrocia il presente: penso alla strana tangenza fra “no pass” e destra estrema.

«Gli uni e gli altri rivendicano la “libertà”, che poi è la possibilità di fare quello che si vuole, a scapito degli altri. È l’aspirazione a un individualismo e un menefreghismo che abdicano totalmente alla responsabilità».

I social rivendicano però la buona fede di parte di coloro che hanno manifestato davanti alla sede della Cgil di Roma, e attribuiscono quanto è successo all’esasperazione di un Paese in difficoltà.

«In effetti tanti scivolano nell’amnesia in buona fede… ma il tema è complesso come lo è quello della responsabilità, e me lo riservo per il pubblico del teatro Astra!». La serata è sold out. Info: 0541 618484

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