Miro Gori racconta Fellini e Gambettola al Comunale

«La “dimensione gambettolese” nella narrazione intorno a Fellini ha uno spazio inferiore a quello che si meriterebbe, schiacciata com’è dalla potenza di fuoco di Rimini». Insomma: diamo a Gambettola quel che (giustamente) è di Gambettola. Parola di Gianfranco Miro Gori, tra gli studiosi felliniani quello che maggiormente si è focalizzato sui rapporti tra il regista e la sua terra d’origine, e il suo dialetto. La parola a Miro Gori e la parola a Gambettola va in scena oggi pomeriggio (ore 17, ingresso gratuito) con “C’era la nonna Franzchina. Gambettola nei film di Fellini” al teatro Comunale del paese dei nonni di Fellini, quello dove Federico bambino trascorse le prime estati della propria infanzia. Quello della nonna Franzschina “immortalata” in 8 ½ nell’episodio del casolare, quello di Guido bambino, quello del racconto magico intorno alla filastrocca “AsaNIsiMAsa”, che compone la parola anima.

Miro Gori, appare sempre più necessario scolpirlo a chiare lettere, per cui dica chiaramente, da autorevole studioso felliniano: che luogo è Gambettola per Federico Fellini?

«Federico Fellini è riminese, parliamoci chiaro. Però, ricorre continuamente nella sua narrazione questo refrain: “Ho passato le mie estati a Gambettola”. Lo dice varie volte nelle sue testimonianze sia scritte (ne La mia Rimini, in Fare un film) che orali».

Partendo da qui, quale ragionamento si può e deve fare per dare il giusto peso a quella che lei chiama la “dimensione gambettolese”?

«L’idea è quella di mettere assieme quello che lui dice con quello che lui rappresenta nei film».

E cosa ci dicono i suoi film?

«Che Gambettola ha un peso importante non tanto e non solo come luogo della memoria bene identificato. Il “peso” di Gambettola è nella rappresentazione della dimensione della campagna, mentre Rimini è la dimensione urbana. E la campagna ha una funzione gigantesca, a partire dal primo film Luci del varietà, realizzato a quattro mani con Lattuada. Poi esplode ne La strada mentre il “picco” è certamente in 8 ½. Va inoltre ricordato il corto Il miracolo che lui scrisse e interpretò nel 1948 per Rossellini»

Per arrivare a “I clown”, il film del 1970 che nel suo incipit anticipa Amarcord…

«Esatto. Nella scena iniziale de I clown l’ambiente è certamente quello di Rimini. Poi però entrano in scena personaggi strambi, inquietanti… Sono figure della campagna. Come Giovannone: quello è un personaggio gambettolese. E persino in Amarcord...».

Persino Amarcord?

«Certamente. L’episodio al podere, dove c’è lo zio matto, è a mio parere anche quello riconducibile a Gambettola, ai ricordi del vissuto gambettolese».

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