Riccione, "mio fratello ucciso dai russi", ora fa l'interprete per gli ucraini a Rimini

Si chiama Giulia, ha 45 anni, e la guerra in Ucraina l’ha duramente toccata il primo giorno del confitto quando un proiettile russo ha ucciso il fratello militare di stanza a pochi chilometri da Odessa. «Adesso al fronte ho diversi cugini che combattono. E vicino a loro hanno voluto restare le loro mamme e le loro mogli». Giulia è arrivata a Riccione 8 anni fa «per portare la fede nella comunità ucraina: mio marito è pastore della chiesa evangelica». La coppia ha tre figli. Con loro c’è anche la suocera «che ora segue i ragazzi». Perché lei dalla mattina presto e fino alle 14 resta a disposizione della Questura «dopo torno a casa: alle 17 inizia il mio lavoro di donna delle pulizie». Con grande naturalezza spiega di essersi messa a disposizione perché «quando ho visto la mia gente fuggire, immaginando cosa sarebbe stato anche qui da noi, ho pensato che sarebbe stato utile dare una mano per rapportarsi con le autorità». Donne e uomini della Polizia che copre di elogi «fanno tutto il possibile per risolvere i problemi ed è davvero molto bello vedere come si comportano verso tutti i bambini».

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