Minorenne violentata a ferragosto a Ravenna, partito il processo agli amici

RAVENNA. Si aspettava di passare un ferragosto fra shopping e spiaggia ma si è ritrovata vittima dei connazionali dai quali era ospite: violentata e rapinata all’interno dell’appartamento di un amico, nella camera da letto che le era stata riservata, in pieno centro a Ravenna. È questo il racconto choc di una ragazzina all’epoca dei fatti minorenne di origini bengalesi residente con la famiglia in una provincia del Nord Italia, che ha portato a processo due connazionali di 30 e 24 anni. Il caso è approdato ieri in tribunale davanti al collegio penale presieduto dal giudice Cecilia Calandra (a latere Federica Lipovscek e Beatrice Marini).

La chiamata dal bar
Graffi e segni di resistenza erano evidenti, tra seno, collo e braccia. Questo hanno appurato i medici del 118 quando la giovane è stata portata al pronto soccorso dagli uomini della polizia di Stato. Era la mattina del 12 agosto 2015 quando è entrata al bar di via De Gasperi chiedendo di potere usare il telefono per chiamare le forze dell’ordine. Agli agenti della squadra Mobile aveva raccontato di essere arrivata in treno da una città del nord dopo avere preso accordi con l’amico 24enne, che era passato a prenderla in stazione per accompagnarla nel suo appartamento. Nell’auto aveva conosciuto anche il 30enne, ospite a sua volta nell’appartamento nella zona della stazione ferroviaria. Proprio lui, quella stessa notte, l’avrebbe violentata nella sua camera da letto.
Era entrato attorno all’1.30 pretendendo di consumare un rapporto sessuale, ma non aveva accettato il rifiuto. L’uomo le aveva tappato la bocca con la mano per impedire che urlasse, poi le aveva abbassato i pantaloni fino alle ginocchia e strappato la maglietta. Una volta consumata la violenza le aveva pure preso 50 euro dal portafogli e tolto la sim card dal cellulare, mentre il 24enne, al corrente di quanto accaduto, aveva suggerito di distruggere tutto.
La psicologa tra i testi
Dopo la denuncia erano partite le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Antonio Vincenzo Bartolozzi, nel corso delle quali erano però emerse alcune discrasie nelle versioni riportate dalla giovane. A partire dal giorno dell’arrivo a Ravenna, che alcuni pagamenti con carta prepagata hanno ricollocato a una data antecedente. La giovane, è emerso poi, conosceva già il 30enne, con il quale aveva già avuto in precedenza rapporti sessuali. Ad ogni modo, per i due bengalesi è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio, che li ha portati fino al dibattimento, con la difesa degli avvocati Francesco Papiani e Michele Lombini. Per valutare l’attendibilità della vittima, ieri tra i testi è stata sentita la psicologa che, pur individuando alcune falle nella sua versione, ha evidenziato una perdita di lucidità nel racconto della presunta violenza, segno di un “trasporto emotivo” tale da fare propendere che qualcosa effettivamente sia accaduto. Sarà proprio la vittima a testimoniare nella prossima udienza.


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